Ho già sostenuto su questo sito, in un mio precedente articolo, che nonostante il frequente uso di farmaci ad azione mucolitica e fluidificante utilizzati nel corso di occasionali episodi infettivo-infiammatori delle vie aeree, forse il miglior mucolitico oggi disponibile è proprio… l’acqua! (vedi “Acqua: la migliore terapia mucolitica”).
E’ vero, infatti, che, se le proprietà di alcuni farmaci definiti “mucolitici”, cioè in grado di modificare le caratteristiche chimico-fisiche delle secrezioni catarrali prodotte dai bronchi e dalle ghiandole muco-secernenti dell’apparato respiratorio extra-bronchiali in risposta ad aggressioni infettive e infiammatorie delle vie aeree, consentono al muco prodotto in eccesso di divenire più “fluido” e per questo più facilmente espettorabile con i colpi di tosse (un muco appiccicoso e denso più difficilmente viene eliminato), è vero anche che l’acqua rappresenta la quota maggiore di cui il muco prodotto è costituito.
Dimenticare, pertanto, di bere a sufficienza, impedendo al muco di ricevere quella quota di acqua indispensabile a fluidificarlo, può rendere inefficace l’assunzione di qualsiasi mucolitico, rappresentando solo un costo in più per l’ammalato spesso privo di un tangibile vantaggio.
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Tra queste sostanze mucolitiche ne esiste una, l’N-acetilcisteina (NAC), che per antonomasia rappresenta il capostipite del gruppo, essendo presente in commercio sotto forma di bustine e compresse solubili o in fiale iniettabili o impiegabili per via aerosolica ed essendo prescritta in grandi quantità specie nei mesi freddi, allorquando gli episodi infettivo-infiammatori delle vie aeree sono all’ordine del giorno.
Ma l’N-acetilcisteina è frequentemente prescritta dallo pneumologo anche in molte condizioni non acute, tra le quali tutte le situazioni di malattia cronica respiratoria quali la
- bronchite cronica
- la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)
- la sindrome rino-bronchiale e la sindrome sinuso-bronchiale
- la bronchite cronica bronchiectasica, impiegata in tutti questi casi sempre nel suo ruolo di fluidificante in grado di liberare più facilmente le vie aeree dai secreti prodotti.
Ho già riportato in un articolo precedente (vedi “Riacutizzazione di BPCO e bronchite cronica: novità dallo pneumologo”) i vantaggi offerti dalla somministrazione di questo mucolitico non tanto per curare condizioni cliniche connotate dalla presenza di abbondanti secrezioni, quanto per prevenire, impiegando dosaggi anche superiori rispetto a quelli usualmente prescritti, gli episodi di riacutizzazione infettivo-infiammatoria nei pazienti affetti da bronchite cronica e da BPCO.
Proprio in questo suo secondo ruolo, non solo mucolitico quindi, la NAC sembrerebbe offrire un vantaggio pratico dipendente dalla sua capacità di aumentare i livelli di glutatione ridotto, sostanza dotata di azione anti-ossidante.
E’ noto come nel fumo di sigaretta e nei bronchi dei pazienti affetti da BPCO siano presenti aumentati livelli di sostanze ossidanti, ed è noto, inoltre, quanto queste sostanze, tra le quali l’ozono, siano in grado di arrecare danno ai bronchi e ai polmoni e siano a loro volta responsabili di ridurre la quantità di glutatione ridotto deputato a limitare e a neutralizzare questi danni ossidativi.
Gli ossidanti, inoltre, richiamando nei tessuti bronco-polmonari cellule quali i neutrofili e i macrofagi, che a loro volta producono sostanze ossidanti (radicali liberi dell’ossigeno), si rendono responsabili di un ulteriore incremento locale della quantità di ossidanti potenzialmente dannosi.
Il ruolo del NAC, in questa sua funzione non mucolitica, sarebbe quello di ripristinare, a favore degli anti-ossidanti, il rapporto tra ossidanti dannosi e anti-ossidanti fisiologici inattivati da questi ultimi, attraverso la capacità di incrementare i livelli di glutatione ridotto (anti-ossidante), riducendo in tal modo i danni ossidativi all’apparato respiratorio.
In tal senso, quindi, l’impiego del NAC, specie nel periodo più freddo dell’anno nel corso del quale si presentano più frequenti gli episodi di riacutizzazione della bronchite cronica e della BPCO, può essere considerato, al pari delle misure di prevenzione anti-infettiva alle quali appartiene anche la vaccinazione anti-influenzale (vedi “ Bronchiti, polmoniti e altre infezioni respiratorie invernali: i consigli dello pneumologo”), un utile strumento atto a limitare e a contenere le conseguenze negative delle riacutizzazioni nei pazienti portatori di una malattia respiratoria cronica.
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