Cause polmonari e bronchiali come fonte di alitosi?
Sicuramente tra i molti motivi per cui l’alito potrebbe assumere quel caratteristico cattivo odore che il termine “alitosi” vuol significare, se ne possono riscontrare alcuni legati a patologie dell’apparato respiratorio e in modo particolare a malattie che coinvolgono le vie aeree.
E’ noto infatti che, affinché il cattivo odore si possa liberare con l’alito dalla bocca, esso debba trarre necessariamente origine da lesioni o da tessuti patologici in diretta comunicazione con quelle stesse vie aeree (polmone profondo, bronchi e trachea) che lo veicolano poi all’esterno.
Ciò significa, quindi, che lesioni polmonari “chiuse”, cioè non in diretto contatto con le vie aeree, non sono in grado di manifestarsi attraverso questo sintomo, in quanto non in grado di modificare le caratteristiche dell’alito fino a farlo divenire fastidioso.
S’intende con il termine “alitosi” quel particolare odore sgradevole emesso con l’alito nel corso della normale respirazione, che può interessare fino a un individuo su quattro, generato da un’infinità di cause che spaziano
- dal consumo alimentare di sostanze aventi odore sgradevole (aglio)
- fino a processi metabolici ad opera dei batteri della placca orale (circa il 90% dei casi di alitosi sono di questo tipo)
- o alla presenza di tessuti patologici in grado di produrre tioli (mercaptani della vecchia denominazione scientifica), contenenti atomi di zolfo nella loro molecola.
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Vediamo ora, prima di procedere con le cause polmonari di alitosi, quali cause extra-polmonari sono responsabili di questo sintomo fastidioso e socialmente spesso assai imbarazzante.
Cause extra-polmonari di alitosi
Intendo, tra queste, tutto ciò che si pone al di fuori della patologia bronchiale o polmonare in grado di determinare il sintomo.
Tenuto conto che, come detto prima, la maggior parte dei casi di alitosi riconosce nella bocca la sua causa, vediamo a cosa riferire il sintomo quando generato da problemi extra-polmonari:
- Denti mal lavati, con persistenza in bocca di residui alimentari sui quali agiscono i batteri della flora orale (placca), producendo sostanze metaboliche dotate di odore sgradevole.
- Scarsa salivazione in grado di favorire la formazione del tartaro che diviene fonte del problema.
Proprio per questo, garantire con costanza una perfetta igiene orale risulta uno tra i più efficaci modi per prevenire e per eliminare il disturbo.
Anche la pulizia della lingua con uno spazzolino, specie nella porzione posteriore, può aiutare a risolvere il problema.
In tale sede, infatti, sono spesso presenti residui alimentari proteici che favoriscono la crescita di germi anaerobi e di batteri produttori di composti sulfurei volatili generati dal catabolismo degli aminoacidi solforati cisteina e metionina (VSC, contenenti zolfo nella loro molecola).
Tra questi, l’idrogeno solforato (o acido solfidrico), i mercaptani (tioli), primo fra tutti il metil-mercaptano, il dimetil-solfuro, ecc., divengono responsabili dell’alito cattivo.
Lo stesso dicasi a proposito della non corretta igiene delle dentiere e delle protesi dentarie. - Malattie che riducano la normale idratazione del cavo orale.
Tra queste, i processi di invecchiamento possono rendersi responsabili di alterata lubrificazione orale (alterato equilibrio ormonale dell’anziano), così come la comparsa di malattie autoimmuni caratterizzate dalla secchezza delle mucose (sindrome di Sjögren). - Alcool in eccesso: il consumo esagerato di alcolici determina una disidratazione della mucosa orale, con effetti sovrapponibili a quanto descritto al punto precedente.
- Carie dentale.
- Ascessi dentali.
- Malattie delle gengive (gengiviti croniche, parodontosi e parodontiti, piorrea, ecc.).
- Infezioni croniche delle tonsille (e delle adenoidi nei bambini).
- Infezioni orali da miceti del genere Candida (mughetto da Candida albicans).
- Sinusite acuta e cronica.
- Rinite cronica e rinite allergica
L’ostruzione persistente delle fosse nasali, rendendo difficoltosa, quando non impossibile, la respirazione fisiologica attraverso il naso, obbliga alla respirazione orale specie durante la notte, con secchezza della bocca e relativa alterazione degli equilibri fisici e biochimici che in questa sede facilitano la formazione di sostanze dotate di cattivo odore. - Malattia da reflusso gastro esofageo (MRGE) e malattie dello stomaco e dell’esofago, tumorali e non-tumorali (sindromi dispeptiche con difficoltà digestiva, esofagite da reflusso, carcinoma gastrico e tumori maligni dell’esofago, ecc.).
- Diabete mellito (chetoacidosi diabetica).
- Insufficienza renale, specie se accompagnata da uremia (aumento dell’azoto nel sangue con comparsa di alito “uremico ” con odore di urina).
- Malattie del fegato, specie in caso di cirrosi epatica (foetor hepaticus) con produzione di elevate quantità di ammonio di odore intenso (iperammoniemia).
- Acetone: annoverato tra le cause di alitosi, è dovuto nei bambini alla scarsa disponibilità di zuccheri che porta all’attivazione di processi metabolici di trasformazione dei grassi con formazione di sostanze di odore sgradevole (chetoni).
Tende a risolversi spontaneamente con la crescita dopo i 12 anni e si presenta in modo caratteristico con il digiuno prolungato , dopo sforzi intensi, con l’eccessiva introduzione di grassi con la dieta (cioccolata, patatine, ecc.), in caso di vomito e di febbre, e ogni qualvolta gli zuccheri (fonte di energia) vengano più rapidamente consumati.
Di qui l’utilità di evitare nei bimbi un eccessivo lasso di tempo tra un pasto e l’altro (consigliati spuntini e merende a basso contenuto di grassi). - Alitosi da digiuno e alitosi dell’oratore, favorita dal parlare per periodi prolungati (secchezza della bocca).
- Consumo di alimenti contenenti olii essenziali e sostanze volatili dotate di odore sgradevole talora particolarmente intenso (aglio, cipolla, fegato, alimenti grassi, ecc.).
- Alimenti che favoriscano la crescita batterica: lo zucchero e i dolci in generale (specie le bevande zuccherine) possono favorire lo sviluppo di una flora batterica che nella bocca facilita la carie e modifica l’equilibrio chimico e metabolico del cavo orale con produzione di sostanze dotate di odore sgradevole.
Lo stesso vale per i latticini (latte, yogurt, gelati, formaggi, ecc.), per il thè e per il caffè in dosi eccessive e per alcune spezie. - Fumo di tabacco. L’abitudine tabagica (tabagismo) è frequentemente causa del cattivo odore dell’alito dei fumatori di sigarette o di altri prodotti che contengano tabacco, quali pipa, sigari, ecc.
- Farmaci: anticolinergici e antistaminici, antidepressivi e alcuni farmaci per l’ipertensione, possono favorire l’alitosi, nella maggior parte dei casi favorendo quella secchezza della bocca che diviene poi, come visto sopra, causa del disturbo.
Cause polmonari di alitosi
Prenderò ora in considerazione le malattie bronchiali e polmonari in grado di manifestarsi anche attraverso l’alitosi, oltre a quelle situazioni favorenti il sintomo, legate alle terapie necessarie a controllarne i relativi quadri patologici.
- Come già accennato prima, alcuni farmaci somministrati in corso di malattie polmonari e bronchiali, possono determinare una particolare secchezza della bocca (xerostomia) che diviene responsabile di alitosi.
Tra questi, tutti i farmaci inalabili a base di ipratropio, di tiotropio e di analoghi dotati di attività anticolinergico-antimuscarinica (LAMA) che, favorendo la formazione del tartaro conseguente alla maggior concentrazione della saliva, rendono più facile lo sviluppo della flora orale anaerobia e putrefattiva.
Altra situazione in grado di procurare alitosi è sicuramente il trattamento con i cortisonici, siano essi assunti per via orale o inalati per via aerosolica, in grado di favorire le infezioni fungine del cavo orale da Candida albicans (mughetto). - Tutte le patologie bronchiali e polmonari che comportino la presenza di grandi quantità di batteri all’interno dell’albero bronchiale, sono potenzialmente in grado di provocare alitosi attraverso la formazione dei prodotti maleodoranti del loro metabolismo visti sopra.
Tra queste, quelle che determinano le peggiori situazioni connotate da cattivo odore, sono quelle che comportano la presenza di germi anaerobi all’interno dei tessuti patologici, come nell’ascesso polmonare e in certi tumori polmonari necrotici che si sviluppano all’interno dei bronchi, con produzione di odore nauseabondo sia per qualità olfattiva che per intensità. - Bronchite acuta e cronica: le situazioni bronchitiche, sia nella forma acuta sia in quella cronica, possono rendersi responsabili di alitosi presente con maggior frequenza al risveglio, per accumulo di secreti all’interno dei bronchi nel corso della notte.
- Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): condizione che, per le dinamiche responsabili della formazione dell’alitosi, può essere equiparata al punto precedente.
- Ascesso polmonare: è sicuramente la condizione più frequentemente responsabile dei peggiori quadri di alitosi da patologia respiratoria polmonare, intensa al punto tale da rendere non infrequentemente insopportabile il permanere nella stessa stanza nella quale sia presente un paziente affetto da tale quadro patologico. I peggiori casi, a differenza di quelli in cui l’ascesso, non comunicando con i bronchi, non produce cattivo odore (o ne produce poco), sono quelli nei quali si venga a determinare anche solo una parziale comunicazione tra la cavità ascessuale e le vie aeree bronchiali, con possibilità di parziale o totale drenaggio in esse del materiale purulento nauseabondo ricco di batteri anaerobi che, quando presente in abbondante quantità e per drenaggio acuto, prende il nome di “vomica”.
- Bronchiectasie: le situazioni di cronica infezione delle sacche suppurative bronchiectasiche, specie nelle condizioni anatomiche nelle quali le stesse siano particolarmente sviluppate, sono responsabili di alitosi, più frequentemente intensa al risveglio, come conseguenza del drenaggio delle secrezioni purulente favorito nel corso della notte dalla posizione coricata imposta dal riposo notturno.
- Polmonite e broncopolmonite: talora la presenza di prodotti del metabolismo batterico di germi responsabili di polmoniti e broncopolmoniti può rendersi responsabile di alitosi.
- Tubercolosi: non è infrequente l’alitosi come sintomo di tubercolosi polmonare.
- Sindrome sinuso-bronchiale: consiste nella presenza di un’infezione cronica dei bronchi conseguente alla loro ripetuta infezione da parte di secreti catarrali infetti provenienti da fonti infettivo- infiammatorie presenti a livello dei seni paranasali (sinusite cronica, specie fronto-mascellare).
- Tumori polmonari e bronchiali: esse rappresentano condizioni cliniche che frequentemente si accompagnano alla presenza di alitosi, specie nei casi in cui il tumore polmonare o bronchiale si sviluppi o si affacci, proveniente dal polmone al di sotto dei bronchi, all’interno degli stessi e presenti un’evoluzione necrotica (morte cellulare) di alcune parti del tessuto tumorale. Tali porzioni di tumore, infatti, presentando quei fenomeni degenerativi che conducono alla necrosi, divengono bersaglio di quei batteri anaerobi che conferiscono al tessuto il classico odore di “marcio” o di carne putrefatta emesso poi con l’alito.
- Sindrome delle apnee del sonno (OSAS): in questo caso, la respirazione orale che spesso si associa a russamento in pazienti obesi o sovrappeso affetti da tale quadro patologico, favorisce la concentrazione della saliva come conseguenza della respirazione attraverso la bocca, determinando alcune delle conseguenze viste sopra responsabili di alitosi.
Conclusione
Si badi, quindi, in presenza di questo sintomo tanto desocializzante quanto difficile da sopportare, a definire con pazienza l’origine dello stesso, non accontentandosi di coprire gli effetti del cattivo odore magari solo con deodoranti dell’alito, ma insistendo nella ricerca delle sue cause, specie quando persista nonostante la bonifica del cavo orale che ne rappresenta la più frequente origine.
Non si dimentichi, infatti, che in alcuni casi esso rischia di rappresentare un piccolo campanello d’allarme in grado di dichiarare la presenza di malattie talora serie che, se individuate in tempi celeri ma soprattutto non ignorate, possono essere risolte in breve tempo senza condurre a quadri patologici qualche volta non sanabili se scoperti tardi.