Un radiologo ha refertato una radiografia con definizioni del tipo:
- “Disventilazione / ipoventilazione parenchimale”, oppure
- “Strie fibrotico-disventilative” o ancora
- “Peribronchite alle basi”
e cerchi qualche spiegazione in più?
L’articolo di oggi allora può fare al caso tuo.
Introduzione
Non è raro che lo pneumologo venga consultato per valutare una radiografia del torace nel cui referto compaiano definizioni del tipo “Disventilazione / ipoventilazione parenchimale”, “Strie fibrotico-disventilative” o “ Peribronchite alle basi”.
Nell’immagine qui sotto, ad esempio, il radiologo refertava:
“Presenza di strie di ipoventilazione parenchimale alla base sinistra …”
lasciando nel dubbio il paziente al momento di ritirare l’esame radiografico.
Vediamo allora che significato dare a questi termini e a queste definizioni che possono talora comparire nel referto radiografico del torace.
- Disventilazione parenchimale (o ipoventilazione parenchimale)
Il termine “disventilazione” o “ipoventilazione” indica, in senso generale, “ cattiva ventilazione” o “ridotta ventilazione ”, mentre “parenchimale” significa “ del tessuto polmonare”.
Se partiamo dal presupposto che il polmone, cioè il “parenchima polmonare”, è stato messo nel nostro torace da madre natura per consentici di respirare, cioè per garantire alle cellule e agli organi del nostro corpo quella necessaria quantità di ossigeno che ci è indispensabile per vivere (vedi “Respiro, polmoni, globuli rossi ed emoglobina: lo pneumologo e la storia della respirazione”), e se teniamo anche conto del fatto che il polmone riesce ad approvvigionare di ossigeno il sangue proprio attraverso quella sua particolare funzione che chiamiamo “ventilazione” alveolare (degli alveoli), consistente nel periodico e pendolare riempimento e svuotamento dei polmoni che tutti noi ben conosciamo, è facile comprendere come “disventilare” voglia dire “ventilare male”, e “ipoventilare ” coincida con “ventilare meno”, cioè impedire o rendere più difficile al polmone o ad alcune sue parti, di portare l’aria contenente ossigeno fino a quegli alveoli polmonari nei quali avviene la sua diffusione nel sangue.
Fatte queste premesse, s’intende con “disventilazione / ipoventilazione parenchimale” ogni segno radiologico, piccolo o grande che sia, che documenti una difficoltà dei bronchi a condurre l’aria fino agli alveoli, presentando radiologicamente zone polmonari più “addensate” e compatte, ma soprattutto contenenti una minor quantità di aria.
Alla base di tale segno radiologico, che si presenta spesso in forma di strie più dense di varia lunghezza (strie disventilative) o di aree allungate meno radio-trasparenti, vi è spesso un problema di parziale o totale ostruzione dei bronchi, specie di quelli più fini (bronchi terminali), che presentandosi meno pervi (aperti), vuoi per la presenza al loro interno di secreti catarrali o per una condizione infiammatoria della loro parete che riduce il lume, permettono il passaggio dell’aria con maggiore difficoltà.
Molte sono le patologie broncopolmonari nelle quali è possibile riscontrare tale reperto radiologico, andando dalle più “semplici” bronchite acuta e cronica, per arrivare all’asma bronchiale, alla broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), alla bronchite cronica bronchiectasica, fino a considerare ogni quadro respiratorio patologico che contempli una condizione infiammatoria dei bronchi che ne determini l’ostruzione.
Non sarà, quindi, il solo quadro radiologico di “disventilazione/ipoventilazione” determinante per porre diagnosi e per orientare la conseguente corretta terapia, ma sarà invece indispensabile una più completa valutazione clinica specialistica che tenga conto dei vari aspetti clinico-funzionali complementari alla radiologia, utili ad inquadrare il paziente nel suo complesso.
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- Strie fibrotiche
Come a proposito del punto precedente, anche in questo caso vale la regola che non è il singolo reperto radiologico a far la diagnosi, ma è invece un insieme di dati che, complessivamente considerati, consentono di addivenire ad un quadro patologico che giustifichi i sintomi presentati dal paziente.
Le “strie fibrotiche” di cui si parla, talora associate a strie disventilative (vedi il punto precedente), non sono in questo caso determinate da un problema di cattiva “ventilazione” del polmone, ma sono invece esito d’ispessimento “cicatriziale” dell’interstizio polmonare, vera e propria “ impalcatura” strutturale dell’organo.
La presenza di una componente “fibrotica” (vedi “ Fibrosi polmonare idiopatica e non”), implica la comparsa, in alcune zone dell’interstizio del polmone, di una matrice di tessuto fibroso spesso esito, in alcuni casi, di un processo “riparativo” conseguente a fattori lesivi irritativi di varia natura (vedi “Pneumoconiosi e pneumopatie professionali ” – “Asbestosi” – “ Farmaci che possono provocare asma o causare danni ai polmoni e alla funzione respiratoria” – “Tubercolosi”), in altri di un’attivazione aspecifica, senza causa nota, di un processo di apposizione di materiale fibrotico che crea danno all’interstizio. - Peribronchite alle basi
E’ una presenza, nei referti radiografici del torace, tanto frequente quanto aspecifica e spesso poco utilizzabile da un punto di vista clinico.
Ciò che il radiologo vuole sottolineare quando segnala la presenza di “peribronchite” alle basi, è la presenza di un reperto bronchiale che si concilia con una possibile infiammazione dei bronchi, della loro parete o dello spazio ad essi prossimo, che dà luogo ad immagini compatibili con bronchi periferici (i più piccoli) ispessiti dall’infiammazione.
Anche in questo caso il reperto radiografico non individua un solo ed univoco quadro patologico respiratorio, ma rende conto di un aspetto fisiopatologico coinvolgente i bronchi all’interno di una situazione che nuovamente, come prima, può presentarsi in corso di bronchite cronica o di una delle numerose possibilità offerte dalla vasta gamma delle malattie infiammatorie croniche broncopolmonari. Starà poi allo pneumologo visitare fisicamente il paziente e richiedere gli esami clinici che consentano di confermare la patologia “bronchitica” ipotizzata nel referto radiografico.
Conclusione
Il consiglio, quindi, di fronte a definizioni come quelle viste sopra, è di rinunciare a “giocare” allo pneumologo, senza averne la necessaria competenza tecnica, lasciando allo specialista “vero” la possibilità di interpretare correttamente, ma soprattutto in modo utilizzabile, quanto la radiografia del torace ha consentito di scoprire.
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