Dott. Enrico Ballor – Pneumologo Torino
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Aria Pulita e Pura in Montagna: Insufficienza Respiratoria e Quota

Non è raro che lo pneumologo si senta rivolgere dai propri pazienti affetti da insufficienza respiratoria cronica in trattamento con l’ossigeno (vedi “Insufficienza respiratoria e ossigenoterapia” – “L’ossigenoterapia domiciliare spiegata dallo pneumologo”) domande relative alla possibilità di soggiornare in montagna durante un periodo di vacanza.

La maggior purezza dell’aria, infatti, che si riscontra alle quote maggiori rispetto alle città e alle pianure inquinate, suggerisce a molti di questi pazienti di prendere in considerazione tale possibilità ed è per questo motivo che spesso lo pneumologo viene consultato per valutare l’opportunità di tale proposta.

Vediamo alcune considerazioni che mi sento di dover fare per dare una generale risposta a queste persone.

  • I pazienti con insufficienza respiratoria sono soggetti che presentano una vera e propria incapacità dei loro polmoni a trasferire l’ossigeno dall’aria inspirata al sangue.
    In virtù di ciò nel loro sangue è presente una quantità di ossigeno inferiore rispetto a quella dei soggetti sani.
    I loro organi ricevono, per questo, una minor quantità di ossigeno ed è per questo motivo che essi necessitano di un apporto supplementare di ossigeno fornito da dispositivi diversi, tra i quali bombole di gas compresso, ossigeno liquido a bassissime temperature contenuto in appositi silos (in grado di liberare ossigeno gassoso) e apparati in grado di “produrre” ossigeno (concentratori di ossigeno), rendendolo disponibile, in realtà e non tanto producendolo, dopo averlo concentrato dall’aria che noi tutti respiriamo.
  • Se è vero che alle quote maggiori l’aria è più pura, in quanto risulta più pulita e libera dalle molte impurità corpuscolate e dalle sostanze inquinanti presenti anche in misura elevata alle quote più basse (vedi “Blocco della auto Euro 3 ed Euro 4 a Torino per lo smog: il punto dello pneumologo”), è però vero anche che mano a mano che si sale di quota l’ossigeno in essa presente tende a diventare quantitativamente minore!
    Ciò è tanto più evidente alle altissime quote alle quali, per respirare, è necessario far uso della classica mascherina con l’ossigeno.
    Se, quindi, il paziente già presenta una generale incapacità ad approvvigionarsi di ossigeno per l’insufficienza respiratoria da cui è affetto, immaginiamoci che cosa possa succedere se lo si obbliga a respirare una miscela d’aria nella quale l’ossigeno è più rarefatto.
    Sia ben chiaro che la percentuale di ossigeno è invariata rispetto alle quote inferiori (sempre 20% di ossigeno e circa 80% di azoto), ma in termini assoluti più si sale, minore è la quantità assoluta di ossigeno presente nella stessa miscela di gas!
    Un’aria, quindi, si più pulita ma anche meno ricca di ossigeno!
  • L’aria più fresca e priva di quegli odori sgradevoli tipicamente presenti in quella inquinata, facilita nel paziente la percezione di respirare un’aria più salutare che mentalmente lo predispone a sentire meno pesante il proprio respiro.
    Ciò è vero ancor più per quei pazienti con deficit funzionale respiratorio e insufficienza respiratoria che, non esenti dalla quota “placebo” mai da disprezzare e della quale beneficiano anche i soggetti sani, vedono migliorare la loro respirazione anche solo al semplice inalare aria più fresca e più pura (vedi “Respirare aria di montagna: il parere dello pneumologo”).
  • Per quanto la quantità di ossigeno fornita dai vari dispositivi per ossigenoterapia di cui sopra, tenda a sopperire anche alla minor quantità di ossigeno presente nell’aria inalata in montagna, si deve tener conto del fatto che, a meno che il paziente non resti stabilmente seduto accanto alla sua fonte di ossigeno medicale, nel momento in cui si sposti a piedi anche solo per una passeggiata all’esterno, egli si troverà a dover fare i conti con un’aria per definizione più povera di ossigeno!
  • Non si scordi mai, inoltre, il fatto che le più basse temperature dell’aria montana potrebbero favorire momenti di riacutizzazione infettivo-infiammatoria di quella BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva) che frequentemente compare tra le cause di insufficienza respiratoria, con il rischio di veder peggiorare le già precarie condizioni respiratorie di questi pazienti.
  • Ogni valutazione, sia di ordine qualitativo sia di ordine quantitativo, relativa ad altitudine consigliata, grado e tipologia dell’insufficienza respiratoria, quantità e modalità di assunzione dell’ossigeno, ecc., va fatta dallo specialista pneumologo, che saprà indicare, caso per caso ma soprattutto a “quello” specifico paziente, opportunità e modalità di un suo, per quanto temporaneo, trasferimento in montagna con ossigeno al seguito.

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