“Ho del catarro in gola che non si stacca”.
Ecco come un mio paziente descriveva il suo problema durante la visita pneumologica nel mio studio.
Scopriamo insieme questo caso clinico piuttosto curioso, certamente non banale.
Introduzione
Ricordo di un paziente molto ansioso che giunse nel mio studio per un sintomo abbastanza comune che spesso porta i pazienti all’attenzione dello specialista pneumologo, e, precisamente, la presenza, da qualche settimana, di una strana sensazione di “fastidio” in “gola” (faringe), in realtà già presente in forma più lieve da anni, che riteneva essere la conseguenza di un’abbondante secrezione catarrale che tendeva ad ingombrargli le vie aeree superiori e a farlo tossire.
Visita Pneumologica
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Fin qui nulla di strano, in quanto è piuttosto frequente che un paziente ricorra alla visita pneumologica per chiarire i motivi di una tosse produttiva (tosse con presenza di catarro – vedi “Tosse con catarro: il parere dello pneumologo”).
La moglie che lo accompagnava alla visita aveva, dal canto suo, una personale teoria in grado di spiegare il sintomo del marito:
“… una banale tosse nervosa …”, come diceva lei “ … che lo fa tossire e infastidisce tutti quanti ….. è sempre li a raschiarsi la gola … è sempre nervoso! … ” (vedi “Tosse nervosa e tic di tosse: il parere dello pneumologo e dello psicoterapeuta”).
Vediamo, allora, alcuni punti interessanti, spunto per una serie di considerazioni in grado di spiegare i sintomi di questo caso clinico piuttosto curioso e certamente non banale.
- Visitando il paziente, non parendomi che ci fossero motivi per sospettare una tosse a genesi broncopolmonare, mi orientai in altre direzioni, allo scopo di individuare il vero motivo che faceva tossire il mio paziente e che lo portava frequentemente a cercare di “rischiararsi la voce” (catarro sulle corde vocali?), e di “raschiarsi” la gola, generando quel rumore di sordo “ruggito” laringo-faringeo aspro e spesso ciclicamente intermittente, noto con il termine di “raclage” e considerato dalla moglie come un “semplice” ma fastidioso tic nervoso.
Pensando anche alla possibilità di una tosse da reflusso gastro-esofageo (vedi “Tosse, catarro e reflusso gastro esofageo: il parere dello pneumologo”), inviai il mio paziente dall’otorinolaringoiatra… e qui ci fu la sorpresa.
In assenza di un qualunque segno di reflusso gastro-laringeo, che consentì quindi di scartare tale ipotesi tra le cause del fastidio faringeo riferito, il collega individuò la presenza di un’ugola anatomicamente molto allungata e gonfia, che riteneva essere la vera causa del fastidio lamentato.
L’ugola, anche nota con i termini di “uvula” e “velopendulo”, consiste in quell’appendice molle e mediana che, pendendo dal palato molle, ricorda molto il batacchio di una campana (vedi foto che introduce il testo) e diviene visibile, aprendo la bocca, sul fondo del cavo orale tra le tonsille (pilastri palatini).
Nella maggior parte dei casi essa non è molto lunga, e in ogni caso pende liberamente in posizione centrale senza giunge a toccare la lingua o le regioni anatomiche vicine. - Tosse e catarro da ugola allungata o “gonfia” (edematosa).
E’ possibile? In realtà, come sembrava di capire, la sensazione del paziente non era dovuta alla presenza del catarro che generava il “fastidio” faringeo che lui riferiva, quanto alla presenza di un’ugola particolarmente lunga ed edematosa, resa tale anche da un processo infiammatorio locale che la ingrossava e che la portava, specie in posizione coricata, ad appoggiarsi sulla base della lingua, in prossimità del piano laringeo e sulla parete posteriore del faringe, ove, irritando meccanicamente i tessuti di quella regione, generava il disagio lamentato e provocava quella maggior produzione di secreto mucoso che accentuava i sintomi e che inizialmente si pensava essere il problema.
Nel caso specifico, accanto ad una situazione anatomica di base che già presentava un’ugola di dimensioni e lunghezza particolarmente pronunciate, la contemporanea presenza del russamento notturno (roncopatia) di cui soffriva il paziente (vedi “Mio marito russa! Che cosa posso fare?” – “Sindrome delle apnee del sonno (SAS – OSAS) e russamento”), provocava quel continuo trauma meccanico vibratorio del palato e dell’ugola stessa che, in tal modo, diveniva ancor più edematosa specie al risveglio, momento in cui i sintomi si presentavano più evidenti.
La respirazione orale, inoltre (respiro a bocca aperta durante il riposo notturno), favorendo la disidratazione dell’uvula conseguente all’abbondante flusso d’aria attraverso il cavo orale mantenuto aperto durante la notte, ne irritava ulteriormente i tessuti e favoriva l’edema al risveglio.Ricordo, a questo proposito, come molto spesso l’edema dell’uvula compaia o si manifesti in modo maggiore al risveglio, indipendentemente dalle molte cause che ne possono essere responsabili, favorito in ciò dalla posizione coricata che, aumentando localmente la pressione idrostatica all’interno dei vasi sanguigni che la irrorano, accentua la tendenza dei liquidi intravascolari a uscire nei tessuti molli del velopendulo e ad imbibirli di liquido trasudatizio, aumentandone in tal modo il volume. - A parte il caso sopra esposto, l’ugola ingrossata si più riscontrare anche come conseguenza di altri fattori che ne divengono responsabili.
Tra questi, come già accennato prima, il reflusso gastro-esofageo, e in modo particolare il reflusso gastro-faringeo e gastro-nasale che rappresentano le manifestazioni estreme del risalire refluo del succo gastrico acido proveniente dallo stomaco - Anche una patologia allergica da alimenti o da farmaci (antiinfiammatori tipo FANS, antiipertensivi di tipo ACE-inibitori, e molti altri) può rendersi responsabile di un edema dell’uvula.
La sindrome allergica, alimentare o farmacologica che sia, opera determinando un edema del velopendulo secondario ai processi infiammatori allergici generati dai due tipi di allergeni di cui sopra.
A questo punto, determinatosi l’ingrossamento di volume dell’ugola, se questa giunge a toccare meccanicamente i tessuti vicini con i quali abitualmente non viene a contatto, non è escluso che si possa generare quel particolare “fastidio” faringeo sovrapponibile a quello dichiarato dal mio paziente e che può portare a tossire e a cercare di liberarsi, talora anche con deglutizioni ripetute, da quella sensazione di “corpo estraneo” faringeo che tosse e “raclage” non possono certo eliminare. - Qualche volta la causa dell’ingrossamento dell’ugola può conseguire ad una particolare sensibilità allergica ad additivi e a conservanti alimentari, con un edema che, proprio per questo, tende a comparire dopo i pasti (spesso durante la notte se il contatto avviene a cena).
- Anche l’edema di Quincke (angioedema o edema angioneurotico), patologia edematosa dei tessuti molli cutanei, mucosi e sottomucosi a rapida insorgenza, non solamente nella sua forma a genesi alimentare e farmacologica vista sopra, ma anche nella sua forma geneticamente determinata conseguente al deficit ereditario di una proteina nel sangue (C1-q inattivatore serico) e per questo denominataangioedema ereditario (HAE) o anche edema angioneurotico, in quanto erroneamente ritenuto, un tempo, conseguenza di traumi e stress nervosi ed emotivi, può rendersi responsabile di un edema uvulare.
Nel caso specifico, esso può interessare anche l’intero palato molle e gran parte dei tessuti molli del faringe, della lingua, delle labbra e della zona laringea, con comparsa, in quest’ultimo caso, di disturbi respiratori secondari all’interessamento dello spazio respiratorio glottico (corde vocali), con le caratteristiche tipiche della dispnea inspiratoria laringea (vedi “Laringospasmo” – “Laringite acuta e cronica” – “Sensazione di soffocamento: lo pneumologo aiuta a orientarsi”).
Spesso, come detto prima, quando questo fenomeno si manifesta nel corso della notte, risulta accentuato dalla posizione coricata che ne aggrava i sintomi e le manifestazioni cliniche, aggiungendosi all’elenco delle molte altre cause di difficoltà respiratoria acuta che possono comparire durante il riposo notturno (vedi “Risvegli di notte con respiro che manca: le possibili cause spiegate dallo pneumologo”). - Le malattie virali, poi, del faringe, del cavo orale e delle fosse nasali (riniti virali), sostenute da virus e da batteri, sono frequente causa di edema infiammatorio dell’ugola, che si manifesta con meccanismi fisiopatologici sovrapponibili a quelli sopra descritti.
- E’ indiscutibile il fatto che, come per qualsiasi altro sintomo dichiarativo di uno stato patologico dell’organismo, essendo un “sintomo” null’altro se non una “personale sensazione interna” dichiarata dal paziente, indipendente da una sua reale possibilità di “oggettivazione” e di “misurazione esterna” che matematicamente cerchi di quantificarlo in termini assoluti dimenticandone l’assoluta “soggettività”, anche nello specifico caso del mio paziente, il rilievo delle fastidiose sensazioni operate dai suoi recettori tattili del faringe e del palato, s’integrava indissolubilmente con il mondo delle sue aspettative e delle sue personali intimità emotive.
Esse tendevano a dare, a quei sintomi “oggettivi”, un personale significato “soggettivo” che faceva completamente cambiare il senso generale di quella sua esperienza, fino al punto da generarne, attraverso un’anomala e catastrofica interpretazione degli stessi, un vissuto quotidiano percepito come troppo pericoloso e insopportabile sulla base della sua tendenza particolarmente ansiosa (“Chissà cos’avrò poi veramente? … ” e colpevolizzante (si sentiva colpevole di infastidire la moglie con quel suo continuo raschiarsi la gola che non era abbastanza “bravo” ad evitare).
Un mio approccio fin da subito rispettoso anche di questa sua realtà individuale, ha consentito di migliorare rapidamente il suo rapporto con i sintomi e con il mondo delle sue relazioni, “guarendolo” ben prima dei miei interventi tecnici e farmacologici che consentirono, poi, di risolvere definitivamente il caso.
Conclusione
Una diagnosi corretta, prima di tutto orientata a meglio definire le cause del disturbo (ugulite o uvulite), ed un eventuale trattamento antiinfiammatorio, antistaminico e antiedemigeno, a secondo dei casi, oltre all’immancabile necessità di correggere errori alimentari (ad esempio cibo e bevande troppo caldi, ecc.) e gli eventuali comportamenti errarti favorenti, possono risolvere il fastidio rendendo meno facile, nel tempo, il ripetersi del problema.
Nel caso in cui il disturbo dovesse essere la conseguenza di un’ugola che si presenti già particolarmente pronunciata anche in condizioni di normalità, indipendentemente da ulteriori concomitanti fattori patologici che la possano interessare, un eventuale accorciamento chirurgico della stessa (uvuloplastica), può rappresentare un trattamento sicuramente risolutivo in grado di eliminare, in modo definitivo, la fastidiosa sensazione di “corpo estraneo” dal faringe, con scomparsa, o netta riduzione, del “catarro” faringeo e del raclage conseguente.
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