“Lo Pneumologo Risponde” è la nuova rubrica di questo sito dedicata alle curiosità dei lettori.
La domanda di questa uscita è:
Perché al mare respiro meno bene?
La genericità della domanda impedisce una risposta più precisa, quella che presupporrebbe una conoscenza più accurata dell’anamnesi e della storia clinica di questa paziente.
In senso generale posso ricordare quanto segue:
- Ci sono pazienti che, come conseguenza di una specifica e personale sensibilizzazione allergica, tendono a manifestare sintomi respiratori nasali (rinite allergica) e/o bronchiali (asma allergico) ogni qual volta siano posti in un ambiente che contenga proprio quei pollini allergenici ai quali risultino sensibilizzati.
E’ il caso dei pazienti che, allergici ad esempio alle graminacee (erba dei prati), manifestano sintomi respiratori in primavera con la ripresa del ciclo riproduttivo delle piante (pollinazione).
L’ambiente marino, infatti, si presta molto spesso a dinamiche di questo tipo, quando ad essere responsabili del disagio respiratorio sono i pollini dell’ulivo, della parietaria e di molte altre specie arboree spesso presenti in grande quantità sulle nostre coste.
- Altro fattore “fisico” che può essere responsabile di un respiro percepito come più “pesante”, è senz’altro la maggiore umidità dell’aria presente al mare.
- Vista la più frequente frequentazione degli ambienti marini nei periodi più caldi dell’anno, anche la temperatura dell’aria più elevata può incidere sensibilmente sul minor benessere respiratorio percepito al mare da certi soggetti, specie quando ciò si associ ad una maggior sudorazione e a quella riduzione della pressione arteriosa che più facilmente causano un maggiore “affaticamento” (anche “a respirare”).
- Per quanto più raro, non è da escludere che a peggiorare la condizione respiratoria di alcuni soggetti asmatici ci si mettano talvolta alcune alghe tossiche inquinanti che, specie negli ultimi anni, sono sempre più presenti sulle coste italiane.
Approfondimenti
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