Dott. Enrico Ballor – Pneumologo Torino
Asma

Asma e Insonnia: il Punto dello Pneumologo

Che l’asma bronchiale corrisponda ad una malattia respiratoria che presenta in modo caratteristico una ostruzione dei bronchi è cosa nota da sempre (vedi anche “ Asma bronchiale: malattia da conoscere”).

E che tale ostruzione si renda poi responsabile di una sintomatologia particolarmente disagevole per il paziente che ne è affetto, presentandosi clinicamente con i suoi classici quattro sintomi (tosse, dispnea, sibilo espiratorio e senso di costrizione al torace – vedi “ Sento un fischietto quando respiro! Che cos’è?”), è un dato provato e incontestabile da tempo.

Per quanto non sia un mistero il fatto che la sintomatologia asmatica, interferendo con il benessere respiratorio del paziente, possa spesso rendersi responsabile di disturbi del sonno legati alla notevole frequenza con la quale l’asma tende a dare segno di sé proprio nel corso del riposo notturno, desta invece stupore quanto rilevato da alcuni ricercatori.

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In uno studio che ha preso in considerazione alcuni membri della popolazione norvegese, infatti, in soggetti di età compresa tra venti e sessantacinque anni durato più di dieci anni e pubblicato su di un’autorevole rivista scientifica internazionale (European Respiratory Journal), si è definito che i soggetti che presentano insonnia, intesa nei termini di quella vasta gamma di disturbi del sonno che vanno

  • dalla difficoltà ad addormentarsi
  • all’interruzione del riposo notturno
  • fino ai risvegli precoci del mattino con difficoltà a riaddormentarsi

sono esposti ad un maggior rischio di diventare asmatici nel corso della vita, con una possibilità che questo capiti due-tre volte maggiore rispetto alla popolazione che presenta invece un sonno fisiologico ed un riposo notturno ristoratore.

Insonnia e Disturbi del Sonno: Cause

Molte sono le cause che possono portare le persone ad accusare un disturbo del sonno.

Alcuni casi di alterazione del riposo notturno possono riconoscere una causa ostruttiva delle vie aeree, con o senza russamento (vedi “ Sindrome delle apnee del sonno Ostruttiva (SAS – OSAS) e russamento ” – “ Polisonnografia e trattamento delle apnee del sonno”).

In altri casi, sicuramente più frequenti, l’insonnia non presenta una causa nota, o sono invece in gioco disturbi della sfera neurologica e disagi psichici, quali i disturbi dell’umore (depressione) e i disturbi d’ansia, che possono talora interessare problemi appartenenti all’area più francamente psichiatrica.

In altri, ancora, la causa del problema è da ricercare in disordini alimentari (cibi e bevande), o in inappropriate condizioni ambientali atte a favorire il sonno, quali una stanza troppo fredda o un ambiente esposto al rumore, o in malattie organiche croniche che interferiscano con esso, come ad esempio una tosse notturna da reflusso gastro-esofageo (vedi “ Tosse, catarro e reflusso gastro-esofageo: il parere dello pneumologo ”).

Ci sono, infine, da considerare i ripetuti risvegli dei pazienti con un compenso cardiaco labile (dispnea e tosse notturna dei cardiopatici – vedi “Dispnea parossistica notturna – “ Edema polmonare acuto” – ” Risvegli di notte con respiro che manca: le possibili cause spiegate dallo pneumologo ”) e gli effetti collaterali di alcuni farmaci impiegati per curare alcune patologie, come ad esempio un eccessivo stato di attivazione emotiva che si accompagni all’uso del cortisone impiegato per la cura dell’asma, delle riacutizzazioni della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) – (vedi “ BPCO riacutizzata e reflusso gastro-esofageo: i consigli dello pneumologo ”) e di altre malattie infiammatorie croniche extra-respiratorie (malattie autoimmuni, reumatologiche, infiammatorie e tumorali).

Ciò che è certo, invece, secondo questo studio, è che, indipendentemente dalla causa sottostante, il solo essere portatore di uno stato d’insonnia notturna sembra aumentare sensibilmente il rischio di andare incontro, nella vita, alla malattia asmatica.

A questo proposito si tenga conto del fatto che nessuno dei pazienti presi in esame nello studio era affetto da asma bronchiale all’inizio dell’indagine che ha valutato l’eventuale comparsa della malattia asmatica negli anni successivi all’arruolamento.

Gli autori del lavoro pubblicato ipotizzano, nel provare a trovare una giustificazione a quanto sopra riferito, che il principale meccanismo in grado di spiegare la relazione tra insonnia e maggior rischio asmatico sia l’infiammazione.

Essa sarebbe favorita dalla presenza di interleuchine e sostanze biochimiche dotate di attività infiammatoria, presenti in circolo in maggior quantità proprio nei soggetti insonni.

Il solo essere portatore di uno stato d’insonnia notturna sembra aumentare sensibilmente il rischio di andare incontro, nella vita, alla malattia asmatica

Essendo, infatti, l’asma una malattia respiratoria a responsabilità primariamente infiammatoria (vedi “ Tosse come equivalente asmatico: l’asma “quasi asma” spiegato dallo pneumologo ”), la presenza di uno stabile e persistente stato infiammatorio generalizzato farebbe la differenza nel favorire lo sviluppo della malattia asmatica.

Conclusione

Personalmente ritengo che, per quanto lo studio apra all’interessante ipotesi che parrebbe legare l’insonnia all’asma bronchiale, anche e soprattutto in considerazione del fatto che se tale conclusione dovesse essere definitivamente confermata vedrebbe l’insonnia, in ottica preventiva, come un importante fattore da tener presente e da risolvere non solamente per il disagio che arreca, ma altresì per contrastare un più consistente rischio asmatico, avendo gli autori analizzato unicamente i membri della sola comunità norvegese sarebbe scientificamente più opportuno attendere analoghe conclusioni estese e confermate anche in altre popolazioni, prima di procedere con affermazioni conclusive.

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