Il momento della scelta del luogo dove andare in vacanza rappresenta una delle migliori occasioni per definire, con familiari e amici, un periodo di serena condivisione di tempi e di viaggi, di meritato riposo o di svago.
Ognuno propone una meta e, trovata quella più condivisa dal gruppo, il gioco è fatto.
Esistono, tuttavia, premesse alla scelta che vanno ben oltre la semplice preferenza per una vacanza al mare piuttosto che ai monti, e tra queste le limitazioni imposte da problemi relativi al proprio stato di salute.
Non solo una permanenza ad alta quota in montagna sarà da scartare nel caso in cui ci si trovi a combattere con una pressione arteriosa elevata, difficile da controllare, o nel caso in cui la persona sia affetta da insufficienza respiratoria (in montagna l’aria, per quanto certamente più pulita e non inquinata, contiene una minor quantità di ossigeno!), ma ciò di cui si dovrà necessariamente tener conto è che un paziente con asma bronchiale allergico difficilmente potrà divertirsi o riposarsi soggiornando dove siano presenti allergeni fonte dei suoi problemi respiratori (vedi anche “Pollinosi ” e “Malattie allergiche delle vie aeree”).
Faccio un esempio che serva a capire.
Uno pneumologo che curi un paziente asmatico, allergico ai pollini delle graminacee (erbacce comuni dei prati), che viva in provincia di Torino (circa 300 metri s.l.m.), sconsiglierà al suo paziente una vacanza nel mese di agosto in una località montana del nord Italia posta ad una quota compresa tra 1000 e 1500 metri s.l.m., in quanto, in quel periodo e a quella quota, la persona rischia di riportarsi in contatto con i pollini delle graminacee che, non più presenti ad agosto alla quota di Torino, sono invece presenti in montagna a causa del ritardo dell’impollinazione alle quote più alte.
Raccomando, quindi, ai pazienti che soffrono di asma bronchiale allergico o di forme respiratorie allergiche, di consultarsi sempre con lo specialista pneumologo prima di scegliere il luogo di vacanza, tenendo conto, in ogni caso, dei seguenti consigli:
- Se è vero che è sconsigliabile una meta montana, nel periodo e alle quote prima indicate, nel caso in cui il paziente asmatico sia allergico ai pollini delle graminacee, è vero invece il contrario per i pazienti che soffrano di asma allergico agli acari della polvere domestica (Dermatophagoides pteronissimus e Dermatophagoides farinae), in quanto al di sopra dei 1500 metri delle nostre montagne, gli acari sopravvivono con grande difficoltà anche per la mancanza di quell’umidità di cui hanno bisogno per vivere e riprodursi (diverso è il caso dell’area tropicale più umida, in cui possono sopravvivere anche al di sopra dei 2000 metri).
Al di sotto di tale quota, tuttavia, i pazienti allergici agli acari rischiano di presentare i ben noti problemi clinici relativi all’esposizione a questo allergene che, specialmente nel caso in cui il paziente soggiorni presso rifugi, baite o altre soluzioni abitative tipiche del paesaggio montano, possono essere presenti in quantità talora rilevanti proprio all’interno di oggetti d’arredo imbottiti, cuscini, materassi, piumoni da letto, palchetti con interstizi polverosi, ecc., solitamente assenti nella casa abitualmente abitata proprio perchè già trattata in modo adeguato.
A tale proposito consiglierei, nel caso in cui il paziente opti per la soluzione montana a quota inferiore a quella teorica di sicurezza “acaro-free”, di attenersi scrupolosamente a quanto indicato nel mio articolo già pubblicato “Asma allergico e allergie respiratorie: i 20 consigli utili per l’igiene della casa”. - Attenzione alle vacanze invernali nei luoghi montani e nelle località sciistiche per gli allergici alla betulla.
Per quanto non sembri pensabile la presenza di pollini allergenici nel periodo invernale (esiste la falsa credenza che l’impollinazione delle piante sia propria del solo periodo primaverile) in realtà è proprio nei mesi di gennaio-febbraio che le betulle rilasciano il loro polline, che rappresenta uno di quelli più sensibilizzanti e più frequentemente responsabili dell’asma allergico di tale periodo. - Sconsiglierei le quote montane troppo elevate (al di sopra dei 3000-3500 metri) in quanto sembra esserci una maggior tendenza dell’asma a scompensarsi clinicamente ed una minor tolleranza dei pazienti allo sforzo fisico che si traduce, sul piano pratico, in una maggior tendenza del paziente asmatico a presentare crisi respiratorie indotte da sforzo (E.I.A. – exercise induced asthma o asma da sforzo).
- Ricordare che a una quota superiore ai 1500-2000 metri, l’aria che si respira è fredda e particolarmente secca e tale condizione, specie se mantenuta per più giorni durante un periodo di vacanza, può rappresentare un fattore di scompenso della patologia asmatica da non sottovalutare.
Alle quote più elevate, pertanto, può risultare indicato l’uso di un umidificatore che consenta di attenuare l’eccessiva secchezza dell’aria inspirata all’interno dell’abitazione. - Prestare attenzione, nel caso in cui la scelta interessi una vacanza al mare, sia alla sede della località marina, sia al periodo del soggiorno.
Le località di mare delle coste italiane (e non solo), infatti, sono habitat naturali ottimali per due piante dotate di intensa attività allergenica che frequentemente sensibilizza asmatici e rinitici allergici.
Mi riferisco alla parietaria e all’ulivo (vedi anche “ Pollinosi”), entrambe molto presenti lungo le coste della nostra penisola e responsabili di sensibilizzazioni allergiche che nei pazienti si esprimono clinicamente con sintomi respiratori spesso importanti. - Alla famiglia delle Betulacee non appartiene il solo genere Betula, ma altresì il genere Corylus (nocciolo), responsabile, nel periodo di gennaio-marzo, d’impollinazione alle quote non elevate delle nostre campagne.
Considerata la diffusione nella popolazione della sensibilizzazione allergica a tale pianta e la serietà dei quadri clinici asmatici nei soggetti sensibili, consiglio sempre di tener conto di questa informazione prima di avventurarsi in vacanze che prevedano scampagnate in questo periodo nelle zone in cui è presente il nocciolo. - Controllare sempre molto bene il calendario pollinico relativo al luogo prescelto prima di decidere dove trascorrere il periodo di vacanza, specie nel caso in cui il paziente sia sensibilizzato alle composite e in modo particolare all’Ambrosia, che di esse risulta forse la maggiore responsabile di forme allergiche respiratorie talora gravi.
La regola della consultazione del calendario pollinico riferito al luogo specifico vale, comunque, in tutti casi in cui il paziente sia allergico ai pollini. - Nel caso in cui, nel luogo prescelto per la vacanza, si manifestino sintomi asmatici o sintomi respiratori che ricordino una forma allergica a carico delle vie aeree, pur in assenza dei pollini ai quali il paziente è sensibile (prove allergometriche di certezza), tener conto del fatto che, nel corso dei test allergometrici, non tutti gli allergeni presenti in natura vengono testati ed esiste, quindi, la possibilità che, per quanto in un ridottissimo numero di casi, il paziente sia sensibilizzato e allergico proprio a pollini allergenici non testati, in quanto non presenti nei comuni pannelli diagnostici per allergometria.
In tal caso la regola è quella di allontanarsi, se possibile, dalla zona nella quale si manifestano i sintomi, evitando una successiva esposizione per l’anno seguente nello stesso luogo o in località affine. - Nel caso in cui il paziente soffra di forme asmatiche particolarmente gravi, sconsiglio di avventurarsi in vacanze alla “Indiana Jones” in località sperdute del mondo, in quanto, per quanto si sia diligenti nel praticare correttamente la terapia concordata con lo pneumologo e non ci si scordi di avere con se tutto ciò che serve in caso di crisi asmatica, la vicinanza con strutture sanitarie non “marziane” può facilitare quel celere accesso ad una cura adeguata che può talora risultare, specie nell’urgenza, non solamente risolutiva ma addirittura indispensabile.
- Essendo il momento della vacanza un periodo in cui, spesso, si trascorre parecchio tempo della giornata all’aria aperta, ricordare che la frequentazione di prati e di boschi e la relativa attività fisica in tali luoghi potrebbero provocare, proprio in virtù dell’iperventilazione cui il paziente si sottopone, crisi asmatiche anche di particolare intensità.
Consiglio, quindi, di apprestarsi alle attività sportive con le stesse cautele che già ho consigliato in un mio precedente articolo (vedi “ Bambino asmatico e sport: i 10 consigli dello specialista”) e di non dimenticare mai di seguire sempre scrupolosamente la terapia concordata con lo specialista pneumologo.
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