“Lo Pneumologo Risponde” è la nuova rubrica di questo sito dedicata alle curiosità dei lettori.
La domanda di questa uscita è:
Ho smontato una lastra di Eternit e ho respirato un po’ di polverino. Che rischio corro?
E’ una domanda alla quale rispondo volentieri in quanto mi viene rivolta, con una certa ricorsività, da parecchie persone (sono tanti quelli che mi scrivono), tutte accomunate dalla descrizione di episodi che comportano l’inalazione occasionale di materiale d’amianto (asbesto) proveniente da fonti diverse e di varia natura (amianto polverizzato presente in prodotti da edilizia, fibre d’asbesto disperse nell’aria da lastre esposte alle intemperie, isolanti termici ed elettrici stoccati in depositi dedicati, esfoliazione di tettoie di Eternit presenti sui capanni impiegati in agricoltura per il rimessaggio degli arnesi da lavoro, ecc.).
In assoluto l’inalazione di fibra d’amianto comporta il rischio di generare problemi patologici anche gravi e tra questi l’asbestosi, malattia respiratoria molto seria legata alla cronica inalazione di fibre d’amianto presenti, prima che se ne vietasse l’estrazione e l’impiego in prodotti industriali, in prossimità delle località estrattive o nelle sedi di lavoro nelle quali venivano trattate e conservate prima di essere commercializzate.
L’esposizione cronica al materiale d’amianto che conduce all’asbestosi può successivamente evolvere in fibrosi polmonare amianto-correlata (pneumoconiosi), aumentando al contempo il rischio di provocare un tumore maligno del polmone o della pleura (mesotelioma pleurico maligno).
Ma se tali quadri patologici possono rappresentare la diretta conseguenza della cronica inalazione di materiali d’amianto, qualche volta sufficienti a generare il mesotelioma pleurico anche a distanza di decenni dall’inalazione e per quantità non così elevate anche solo per periodi limitati (poche settimane), altra cosa è la semplice e unica inalazione “spot” di una minima quantità di questa sostanza o dell’inalazione di scarsissime quantità, limitate ad un brevissimo periodo.
Dopo aver più intelligentemente ricondotto a rischio relativo (reali insignificanti quantità di prodotto pericoloso in gioco) ciò che rischia di essere erroneamente considerato nei termini di rischio assoluto (danno assoluto del prodotto non quantità-correlato), non essendoci, in ogni caso, uno specifico “antidoto” in grado di “inattivare” o di “neutralizzare” l’eventuale materiale d’amianto ormai accidentalmente inalato, ritengo inutile preoccuparsi eccessivamente per le improbabili conseguenze di episodi che, all’atto pratico, non saranno fonte di futura malattia.
Tanto più che, come si dice in questi casi, “ciò che è fatto è fatto!”.
Consiglierei, invece, di prestare attenzione a evitare il successivo contatto (questo si, persistente nel tempo), con altri fattori di rischio ben più temibili e ai quali troppo spesso non si presta sufficiente attenzione.
Tra questi, fumo di sigaretta, smog urbano e irritanti professionali che, insieme, potrebbero davvero rappresentare fattori potenzialmente amplificatori di rischio per quelle insignificanti, singole, occasionali e innocenti inalazioni tanto temute che, in sé, non rappresentano nulla se non una fastidiosissima futura fonte di ansia inopportuna.
Approfondimenti
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- Asbestosi
- Pneumoconiosi e pneumopatie professionali
- Fibrosi polmonare idiopatica e non
- Tumore ai polmoni e ai bronchi
- Mesotelioma maligno della pleura
- Fumo di sigaretta, tosse, catarro e tumore del polmone: i consigli dello pneumologo
- Inquinamento urbano e cancro polmonare
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