Dott. Enrico Ballor – Pneumologo Torino
Lo Pneumologo Risponde

Fibrosi Polmonare da Coronavirus: Problemi Respiratori e Aggravamento

Lo Pneumologo Risponde” è la nuova rubrica di questo sito dedicata alle curiosità dei lettori.

La domanda di questa uscita è:

Ho sentito parlare di fibrosi dei polmoni dopo la polmonite da Coronavirus e di polmoni “bruciati” dal virus”. Sono pazienti che non respireranno più e che si aggraveranno nel tempo?

Risponderei a Claudio, che mi pone questa interessante domanda, partendo dal ricordare come tutto ciò che sta capitando a livello polmonare, come conseguenza della polmonite interstiziale da Sars-CoV-2 (Covid 19), della possibile ARDS sviluppata in corso di infezione e della permanenza in rianimazione (danni da ventilazione meccanica), appartenga, come il virus, al mondo delle novità cliniche sulle quali, come è logico, nessuno ha ancora esperienza e certezze proprio per il poco tempo trascorso dalle prime infezioni a oggi.

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Ipotizzando un comportamento clinico e anatomo-funzionale a livello polmonare simile, se non sovrapponibile, a quello che si è visto negli anni passati per la “cugina” SARS (potrebbero esserci numerose analogie per le molte somiglianze tra i due virus), è possibile (ma non certo in assoluto) quanto segue:

  • non tutti i pazienti che hanno avuto una polmonite da Coronavirus (Covid 19) presenta sicuramente una fibrosi a livello polmonare documentata con la TAC, per quanto siano percentualmente molti i pazienti che presentano questa condizione.
  • Si parla in questo caso non tanto di “fibrosi polmonare”, quanto di “esiti fibrotici” post-polmonitici.
    La sostanziale differenza tra i due quadri sta nel fatto che, mentre la fibrosi polmonare, idiopatica (senza causa nota) o non-idiopatica che sia (secondaria ad esposizione a sostanze lavorative o a inalazione protratta di polveri inerti), rappresenta una patologia dell’interstizio polmonare che spesso tende a sovvertire nel tempo la normale struttura anatomica del polmone, dotata di un comportamento evolutivo che porta ad un progressivo aggravamento della condizione respiratoria del paziente, gli esiti fibrotici, invece, rappresentano dei semplici esiti cicatriziali del polmone, spesso non evolutivi e pertanto privi della possibilità di determinare dispnea (difficoltà respiratoria) secondaria ad un significativo danno polmonare progressivo.
  • Il paziente può essere seguito nel tempo sottoponendolo a test di funzionalità respiratoria, in special modo a spirometria globale e a DLCO, test funzionale che esplora l’eventuale compromissione della funzione di scambio dell’ossigeno a livello dell’interstizio polmonare.
  • Nel caso in cui si presentino dispnea e/o alterazioni funzionali respiratorie, è possibile procedere ad una TAC del torace senza m.d.c., generalmente non prima che siano trascorsi 3 mesi dalla dimissione ospedaliera.
  • Non esiste, ad oggi, una precisa indicazione a trattare i pazienti che presentino le suddette condizioni radiologiche, nè in senso preventivo, né in senso terapeutico.
    Come nel caso degli esiti fibrotici presenti nei pazienti che hanno superato la tubercolosi polmonare, anche in questo caso è possibile che, specie in chi abbia subito un più esteso interessamento infiammatorio dei polmoni, si possano presentare nel tempo quelle alterazioni malformative dei bronchi note con il termine di bronchiectasie, senza che a ciò si accompagnino problemi respiratori troppo invalidanti secondari alla fibrosi

Approfondimenti

Scopri di più su questo argomento leggendo anche:

Polmonite e broncopolmonite

ARDS – Sindrome da distress respiratorio dell’adulto e del bambino

Insufficienza respiratoria e ossigenoterapia

Emogasanalisi arteriosa

Bronchiectasie e bronchite cronica bronchiectasica

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Fibrosi agli apici con bronchiectasie nella radiografia del torace: cosa dice lo pneumologo

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