E’ un fatto tristemente vero: un paziente su tre non porta a termine il programma riabilitativo respiratorio a causa di un concomitante disturbo depressivo.
Uno degli aspetti che lo specialista pneumologo conosce molto bene e che, anzi, ritiene prioritario, quando si parla della corretta gestione dei pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), è la necessità di adoperarsi con essi affinché
- non solo accettino di aderire a un programma di riabilitazione funzionale respiratoria a loro specificamente dedicato
- ma ancor più proseguano con costanza, fino al termine, il trattamento riabilitativo proposto.
Sia nel caso di pazienti affetti da bronchite cronica, infatti, sia per quelli con BPCO (vedi “Ho la bronchite cronica o la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO?)”), la riabilitazione respiratoria opera positivamente non solo sulla possibilità di ridurre la percezione della dispnea (difficoltà respiratoria), ma altresì sulla possibilità che essi giungano ad affrontare meglio la giornata, nonostante la malattia, ottimizzando le risorse fisiche e riducendo la fatica.
Il paziente affetto da BPCO può trovare, nel programma riabilitativo proposto dallo specialista pneumologo, non semplicemente la sola ginnastica respiratoria (vedi “Esercizi respiratori per pazienti con BPCO: la ginnastica respiratoria consigliata dallo pneumologo”), ma altresì una serie di interventi finalizzati a migliorare la sua condizione respiratoria, la sua qualità di vita e la tolleranza allo sforzo.
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Tra queste proposte ne compaiono alcune orientate a favorire:
- Controllo del peso corporeo
da solo in grado di influire significativamente sul benessere del paziente con BPCO (vedi “Asma, BPCO e obesità: il parere dello pneumologo”). - Capacità di mantenersi in attività come una qualsiasi persona sana
pur adeguando ritmi e impegno fisico alle necessità personali imposte dalla malattia (vedi “BPCO e vita attiva: i consigli dello pneumologo” – “Attività fisica e benessere respiratorio: i consigli dello pneumologo”).
Il mantenimento di una piacevole vita sociale è in grado di ridurre il disagio legato alla BPCO, specie per ciò che si riferisce al rischio che il paziente si sottometta ad essa e si rassegni ad un vissuto quotidiano che trasformi l’handicap in invalidità. - Programmi personalizzati finalizzati a favorire l’abbandono del fumo di tabacco
qualora fosse ancora in atto, specie quando il paziente, nonostante sia già a conoscenza dei danni che lo stesso è in grado di arrecare alla sua malattia, trovi difficoltà a rinunciare ad esso. - Programmi di prevenzione delle riacutizzazioni infettive della BPCO
anche attraverso la vaccinazione antinfluenzale e la riduzione di comportamenti rischiosi nel corso dei mesi freddi (vedi “Bronchiti, polmoniti e altre infezioni respiratorie invernali: i consigli dello pneumologo”). - Stretto controllo, da parte dello specialista pneumologo o del medico di medicina generale, sull’adesione del paziente alle cure farmacologiche (compliance), misura indispensabile per il controllo della BPCO (vedi “Pneumologia e aderenza alle cure nelle malattie respiratorie: i consigli dello pneumologo”).
Esistono purtroppo conferme, descritte dai risultati di studi scientifici pubblicati su autorevoli riviste internazionali, che segnalano l’importanza che ha la depressione dell’umore di interferire negativamente, talora in modo importante, con la capacità del paziente affetto da BPCO di aderire ad un programma riabilitativo respiratorio o di mantenersi costante nel proseguirlo una volta iniziato.
Si ritiene, infatti, che circa un paziente su tre non porti a termine il programma riabilitativo respiratorio a causa di un concomitante disturbo depressivo.
Tali studi, inoltre, segnalano, nei pazienti affetti da BPCO, una mortalità maggiore nella classe di coloro che non seguono un programma riabilitativo respiratorio rispetto a coloro che invece lo completano.
Stando così le cose, consiglierei sempre di procedere ad una valutazione preliminare del tono dell’umore nei pazienti affetti da BPCO, potenzialmente avviabili alla riabilitazione respiratoria.
Ciò consentirebbe di individuare precocemente quei pazienti che, difficilmente arruolabili in programmi riabilitativi a causa delle previsioni negative sulle cure favorite dallo stato depressivo, potrebbero trarre vantaggio da un trattamento antidepressivo, ottenendo una duplice favorevole risposta nei termini di un umore migliore e di un miglior controllo dei sintomi della BPCO derivante dai vantaggi fisici di un programma riabilitativo che, da un paziente più sereno, più facilmente verrebbe accettato e mantenuto fino alla fine.
Ricorderei, inoltre, come la relazione tra depressione e disagio respiratorio legato alla BPCO operi nei due sensi:
- non solamente il paziente depresso, in virtù della sua naturale tendenza tutta depressiva al ritiro sociale, accetta più difficilmente di mettersi in gioco in un programma riabilitativo che potrebbe rendere meno gravosa la sua malattia respiratoria
- ma è vero anche il fatto che il paziente con BPCO, anche a causa del mancato beneficio derivante da una riabilitazione respiratoria spesso rifiutata, più facilmente rischia la depressione come conseguenza di un miglioramento della malattia nel quale sempre meno crede.
Un adeguato trattamento non solamente con farmaci antidepressivi, ma altresì con interventi di tipo psicoterapico e di counseling, consentirebbe di spezzare, a tutto favore del più generale benessere del paziente, quel modello di ricorsività circolare del tipo:
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