E’ innegabile che il freddo, specie quello più intenso dei mesi invernali più rigidi, rappresenti un problema di non poco conto per chi soffre di una malattia respiratoria, ancor più se cronica, quale
- asma bronchiale (vedi “Asma bronchiale: malattia da conoscere”), bronchite cronica, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)
- ed enfisema polmonare
- o per chi è affetto da bronchiectasie.
L’insieme di queste patologie respiratorie, tutte accomunate da una più o meno importante riduzione dei flussi dell’aria attraverso le vie aeree secondaria all’ostruzione dei bronchi documentabile con l’esame spirometrico, può aggravarsi in virtù dell’effetto infiammatorio che il freddo può avere sulle vie aeree, precipitando quadri respiratori talora tanto importanti da rendere indispensabile il ricovero del paziente in ambiente ospedaliero (riacutizzazioni), specie nelle situazioni in cui si presenti un’insufficienza respiratoria (vedi “Ossimetria (saturimetria)” – “Emogasanalisi arteriosa” – “L’ossigenoterapia domiciliare spiegata dallo pneumologo” – “BPCO, insufficienza respiratoria e alimentazione: i consigli dello pneumologo”).
Questi quadri di compromissione acuta respiratoria che interessano non solamente bronchi e polmoni, ma che spesso coinvolgono anche l’emodinamica del paziente con quadri di importante compromissione funzionale cardio-circolatoria e metabolica (insufficienza cardiaca, alterazione degli elettroliti del sangue, scompenso diabetico, ecc.), possono conseguire a quadri infiammatori delle vie aeree non necessariamente accompagnati da quadri infettivi microbici, specie nel caso di pazienti che vivano in città inquinate (vedi “BPCO, smog e traffico automobilistico urbano: il punto dello pneumologo”), oppure a vere e proprie infezioni dell’apparato respiratorio favorite dal freddo, dove lo scompenso infiammatorio è secondario al quadro clinico infettivo (vedi “Polmonite e broncopolmonite” – “Batteri e virus responsabili delle polmoniti: il parere dello pneumologo”).
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Quali patologie risentono negativamente del clima freddo?
Vediamo, allora, in quale modo le diverse patologie respiratorie che possono risentire negativamente del clima freddo dell’inverno.
- Asma bronchiale
L’asma è una delle più classiche patologie respiratorie che può risentire negativamente degli effetti del freddo.
Oltre ai quadri di bronchite acuta asmatiformi, esito di un evento infettivo delle vie aeree più spesso di origine virale, anche la sola inalazione di aria fredda, specialmente se a temperatura molto bassa (sotto i 4-5 C°), può favorire crisi asmatiche di notevole intensità andando ad accentuare l’ iperreattività bronchiale aspecifica presente nel soggetto affetto da asma bronchiale.
Non è infrequente, inoltre, che pazienti affetti da asma da sforzo (vedi “Asma da sforzo o asma da esercizio fisica (E.I.A.): il parere dello pneumologo” – “Asma e sci” – “Asma e sport estremi: il parere dello pneumologo su immersioni subacquee, paracadutismo e altro”) possano accentuare la tendenza al broncospasmo durante l’esercizio fisico specie se costretti ad inalare aria fredda.
Attenzione, quindi, in questi pazienti, a non dimenticare la terapia dell’asma, ricorrendo in molti casi a una vera e propria pre-medicazione prima di iniziare una qualsiasi pratica sportiva all’aperto nei mesi freddi. - BPCO, bronchite cronica bronchiectasica e sindrome sinuso-bronchiale
Tutti questi quadri respiratori cronici possono essere aggravati dalla presenza del clima freddo.
I più gravi quadri di riacutizzazione infettivo-infiammatoria di BPCO sono propri del periodo invernale, con la necessità di ricorrere spesso ad un surplus di terapia rispetto a quella solitamente seguita dal paziente, per far fronte alle mutate esigenze respiratorie (antibiotici, cortisonici e broncodilatatori aggiuntivi).
In modo particolare i quadri ostruttivi respiratori caratterizzati da una costante presenza microbica nelle vie aeree, quali quelli delle situazioni bronchiectasiche e delle sindromi infiammatorie croniche dei seni paranasali (vedi “Sinusite acuta e cronica”), possono scompensarsi da un punto di vista clinico determinando quadri infettivi acuti secondari alla riattivazione delle popolazioni microbiche residenti. - Bronchiti acute e polmoniti
Non è solo la riattivazione interna di germi già presenti nelle vie aeree dei malati cronici a minare la salute respiratoria nel corso dei mesi invernali.
Esiste, parallelamente, il concreto rischio di ammalare di una bronchite acuta o di una polmonite anche per quei soggetti che non necessariamente già presentino una malattia respiratoria cronica.
Specie per quelle situazioni che comportino insufficiente nutrizione o deficit immunitari (deficit funzionali immunologici transitori da stress, AIDS, tumori solidi o leucemie, immunodeficienza comune variabile, ecc.), il clima freddo dell’inverno può rappresentare quel fattore in più che fa la differenza. - E’ proprio dei periodi freddi il rischio di contrarre il virus influenzale, oltre alla possibilità di infettarsi con una moltitudine di virus non-influenzali e batteri in grado di provocare quadri febbrili e infiammazione acuta delle vie aeree.
Tali eventi infettivi si rendono responsabili, specie nel caso di pazienti che già presentino una patologia respiratorie cronica che comporti ostruzione dei bronchi, di un peggioramento della malattia respiratoria di base, con accentuazione dei sintomi, primo fra tutti la dispnea (disagio respiratorio).
Nel caso del virus influenzale, poi, esiste in questa popolazione di pazienti già connotata da un precario equilibrio respiratorio, la possibilità di veder peggiorare globalmente il quadro respiratorio in virtù dello scompenso cardio-polmonare che si viene a creare, fino al punto da rendere necessario, nei casi clinici più critici, anche il ricorso alla rianimazione.
Conclusione
Proprio per questi motivi diviene fondamentale, con l’avvicinarsi dei mesi freddi, il ricorso alla vaccinazione antiinfluenzale, oltre all’uso di vaccini in grado di proteggere anche da altri agenti infettivi (vedi “Vaccinazione antinfluenzale e malattie polmonari: i consigli dello pneumologo” – “Vaccino antinfluenzale 2014: 5 morti. Il vaccino per l’influenza è sicuro?” – “Le vaccinazioni utili in pneumologia: il parere dello pneumologo” – “Vaccini e immunostimolanti nelle infezioni respiratorie dell’età pediatrica”).
Tali vaccini, unitamente ad una buona prevenzione consistente nella messa in atto di tutta una serie di misure protettive atte a ridurre il rischio di contagio (vedi “Bronchiti, polmoniti e altre infezioni respiratorie invernali: i consigli dello pneumologo“ – “Bronchite cronica e regole di vita: lo pneumologo e la terapia oltre i farmaci”), sono sicuramente la strategia più opportuna in grado di minimizzare il rischio di complicazioni respiratorie nei pazienti cronici.
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