Se il fumo di tabacco, e in modo particolare quello della sigaretta, è stato ormai universalmente riconosciuto come fonte di numerose malattie, prime fra tutte quelle respiratorie (vedi “BPCO e fumo di sigaretta: il parere dello pneumologo” – “Bronchite cronica e regole di vita: lo pneumologo e la terapia oltre i farmaci”), non esiste patologia respiratoria più dell’asma bronchiale alla quale sia possibile riferire tale verità.
Esistono, a tal proposito, diversi aspetti da prendere in considerazione quando si parla della relazione tra asma e fumo, che esporrò di seguito.
- Si tenga presente che, specialmente nel caso in cui già esista una particolare predisposizione famigliare a sviluppare l’asma nel corso della vita, esporre un bimbo, portatore di tale potenziale suscettibilità genetica, al fumo passivo della sigaretta dei genitori, equivale a rendere più facile che un semplice fattore di rischio, rappresentato dalla famigliarità asmatica, divenga alla fine una realtà clinica.
I figli di genitori fumatori esposti al fumo, a prescindere dal fatto che possano divenire asmatici nel corso del tempo, hanno comunque una minor resistenza alle infezioni respiratorie, presentando una maggior facilità, specie nel corso dei mesi freddi (vedi “Bronchiti, polmoniti e altre infezioni respiratorie invernali: i consigli dello pneumologo”), alle infezioni respiratorie bronchiali e polmonari (bronchiti acute e polmoniti), oltre a tutta una vasta gamma di patologie infettive e infiammatorie delle alte vie aeree quali tonsillite, faringite, laringite (vedi “Laringospasmo”) e sinusite.
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- Esiste nei soggetti esposti al fumo di sigaretta, sia inalato attivamente che respirato passivamente in ambienti in cui siano presenti soggetti fumatori (fumo passivo), una più elevata facilità a sviluppare nel corso della vita malattie allergiche delle vie aeree (vedi “Pollinosi” – “Rinite allergica”).
Il meccanismo che fa si che, nelle persone esposte al fumo di tabacco, si possano più facilmente presentare malattie allergiche respiratorie tra le quali l’asma, trova probabilmente la sua giustificazione nell’infiammazione persistente delle mucose respiratorie favorita dal fumo, che in tal modo diverrebbero più facilmente superabili dagli allergeni presenti nell’aria (pollini, allergeni animali, muffe, ecc.), provocando quella sensibilizzazione agli allergeni che sta alla base delle manifestazioni allergiche respiratorie, che spesso mucose integre e soprattutto non infiammate eviterebbero.
Specie nelle case nelle quali vivano dei bimbi, quindi, consiglierei di evitare rigorosamente la presenza del fumo di sigaretta (vedi “Asma del bambino: i 10 consigli dello pneumologo per l’asma in età pediatrica”), in quanto ritengo ciò fondamentale per ridurre nei piccoli pazienti la possibilità di contrarre, con maggior frequenza rispetto ai coetanei, infezioni delle vie aeree, allergie respiratorie e asma allergico. - Si tenga presente che, per quanto si possa essere predisposti all’asma bronchiale, la possibilità che tale predisposizione si trasformi in un asma clinicamente attivo dipende da vari fattori.
Tra questi, come detto prima, l’infiammazione delle mucose respiratorie e le infezioni del tratto respiratorio rappresentano i peggiori nemici da contrastare se si vuole ridurre al minimo il rischio di veder comparire l’asma nel corso della vita.
E’ noto, ad esempio, che anche la “semplice” infezione da virus influenzale può rappresentare la causa scatenante responsabile di aprire una storia asmatica in pazienti fino a quel punto sani e portatori del solo rischio famigliare a presentarla.
Spesso, in questi pazienti, una tosse che persista a lungo dopo un’influenza (vedi “Tosse e allergia: il parere dello pneumologo”), associata a difficoltà respiratoria e sibilo espiratorio (vedi “Sento un fischietto quando respiro! Che cos’è?”), potrebbe non rappresentare la semplice persistenza di sintomi infiammatori bronchiali provocata dal virus influenzale.
Essa potrebbe, invece, essere la spia dichiarativa dell’inizio di una vera e propria asma bronchiale conseguente all’infezione virale, con i suoi sintomi tipici conseguenti all’ostruzione bronchiale fino a quel momento assente e documentabile con la spirometria.
In questi pazienti un’iperreattività bronchiale aspecifica che coesista e che peggiori con l’esposizione al fumo, può rappresentare un fattore aggravante, facilitante l’insorgenza della malattia asmatica successivamente all’infezione respiratoria. - A parte i maggiori rischi che corrono i soggetti predisposti all’asma nel momento in cui vengano anche esposti al fumo della sigaretta, è innegabile che, in pazienti già affetti da asma bronchiale, il fumare attivamente o il permanere in ambienti in cui sia presente il fumo di tabacco non può far altro se non aggravare la patologia asmatica, rendendo più difficile il controllo della stessa per quanto affrontata con i più adeguati presidi farmacologici e con le migliori abitudini di vita.
Il consiglio, quindi, che posso dare, non solamente ai soggetti che presentino qualche rischio asmatico famigliare ma anche alla popolazione dei potenziali sani, è di evitare con cura la presenza del fumo in casa, da vedere come uno dei peggiori inquinanti domestici in grado di compromettere seriamente la salute respiratoria di chi ad esso venga esposto.
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