Uno dei motivi per cui lo specialista pneumologo viene consultato è rappresentato dalla non completa risoluzione di una polmonite (focolaio flogistico, cioè infiammatorio)
- sia nel caso di un’infezione che tenda a non guarire (ritardo nella guarigione di una polmonite), con persistenza della febbre, della tosse, del catarro, del dolore al torace e della generale prostrazione dello stato generale
- sia nel caso in cui, risolto un primo episodio, la polmonite tenda a ripresentarsi a distanza di poco tempo (poche settimane o mesi), magari con episodi successivi anche nella stessa sede (recidiva della polmonite).
Tanto più se il paziente è un bambino, un anziano, un fumatore o è affetto da malattie croniche dell’apparato respiratorio, quali asma bronchiale, bronchite cronica, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) , enfisema polmonare, bronchiectasie, ecc., la situazione va rapidamente affrontata e risolta per evitare complicanze.
Vediamo allora, nelle considerazioni riportate di seguito, che cosa è consigliabile fare in questi casi.
- Essendo la polmonite una patologia dell’apparato respiratorio che può evolvere in complicazioni anche drammatiche se non curata in modo adeguato, specie nel caso degli anziani e dei bambini, bisogna prima di tutto uscire dai tentativi di autogestione del problema per lasciar fare allo specialista.
Più puntuale e corretto, fin da subito, sarà l’intervento medico (visita pneumologica ed esami appropriati), prima il problema potrà essere risolto senza rischi.
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- La persistenza di una polmonite batterica oltre i tempi attesi per la sua risoluzione, potrebbe rappresentare la conseguenza di una resistenza dei batteri agli antibiotici prescritti.
In una prima fase, infatti, il medico tende a impiegare una terapia antibiotica sulla base di ciò che, con maggior probabilità (esperienza clinica e dati empirici), si suppone essere il germe responsabile (batterio).
Nel caso in cui, tuttavia, il batterio responsabile sia resistente all’antibiotico utilizzato o sia diverso da quello ipotizzato, il quadro polmonitico tenderà a non modificarsi e sarà necessario praticare un esame colturale sul catarro espettorato dal paziente, comprensivo di antibiogramma (esame che definisce l’antibiotico più utile a uccidere quello specifico batterio) (vedi “ tumore maligno del polmone”). - Altre volte la persistenza del quadro polmonitico è la conseguenza di una polmonite virale (causata da virus e non da batteri) correttamente trattata, sulla quale s’impianta un’infezione batterica secondaria che ne prolunga il quadro e che rende indispensabile la somministrazione di antibiotici prima non necessari.
- Qualche volta, per fortuna in casi rari, la persistenza della polmonite e legata non tanto a una terapia inadeguata, quanto alla presenza di una causa sottostante che fa si che la polmonite non sia la malattia principale da combattere, quanto la conseguenza di una patologia sottostante più seria che la provoca (leucemia, condizioni d’immunodepressione, ecc.) e che rende la terapia antibiotica insufficiente.
- In altri casi la persistenza del quadro risulta più difficile a risolversi in quanto la polmonite interessa le regioni più declivi (basse) del polmone dalle quali il catarro infetto, per questioni fisiche (forza di gravità che si oppone alla risalita e all’eliminazione dei secreti infetti), trova maggiori difficoltà ad essere eliminato con la tosse.
- Ancora, in altri casi, la persistenza di una polmonite potrebbe essere legata alla causa stessa che la provoca, e precisamente all’ostruzione di un bronco da parte di un tumore maligno del polmone o benigno come l’amartoma e l’amarto-condroma polmonare e il carcinoide bronchiale, che rende difficoltosa la detersione (pulizia) della zona di polmone colpita dal focolaio infettivo-infiammatorio.
- In certi casi, ancora, la causa del ritardo della guarigione è conseguenza della presenza di bronchiectasie non note al paziente che, favorendo la persistenza nel polmone di catarro infetto, rendono meno efficace l’azione dell’antibiotico e di conseguenza la maggior durata del quadro polmonitico.
Lo stesso dicasi per la presenza di un ascesso polmonare di dimensioni limitate che non abbia mai dato segno di sé fino al momento in cui, per la prima volta, si rende manifesto con una polmonite conseguente allo svuotamento, nel polmone, del suo contenuto infetto.
Conclusione
Tutte le stesse cause locali polmonari o generali viste sopra a proposito dei motivi per cui una polmonite potrebbe tendere a guarire lentamente, sono le stesse che potrebbero rendersi responsabili del ripetersi della polmonite nelle settimane e nei mesi successivi a un primo episodio, magari favorite da cause ambientali (esposizione a basse temperature, stress psico-fisico, malattie debilitanti concomitanti, ecc.) o da un contatto occasionale con persone infette che, senza cause favorenti polmonari o generali, non rappresenterebbe un problema.
Il consiglio che lo specialista in malattie polmonari può dare, in questi casi, è di non tardare a sottoporsi a una visita pneumologica ogni qual volta una polmonite tenda a ritardare la guarigione o si ripeta nel tempo.
Gli opportuni esami radiologici, colturali ed endoscopici (fibrobroncoscopia) consentiranno di individuare e di rimuovere le ragioni dell’inconsueta persistenza del quadro infettivo polmonare o della sua recidiva nel tempo.
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