Dott. Enrico Ballor – Pneumologo Torino
Lo Pneumologo RispondeTumorali e Professionali

Amianto in Deposito Camper. Che Rischi?

Lo Pneumologo Risponde” è la nuova rubrica di questo sito dedicata alle curiosità dei lettori.

La domanda di questa uscita è:

Deposito camper in possibile area con amianto. Che rischi corro?

Allego il testo che mi è stato inviato per meglio comprendere i dubbi della persona.

Domanda per la rubrica “Lo Pneumologo Risponde”

Domanda per il Dott. Ballor: “Buongiorno.

Da diversi giorni mi turba una preoccupazione: lascio il camper in un deposito che ha un tetto in amianto.

Si tratta di un capannone piuttosto grande, adibito a deposito camper con tanto di partita iva…

Anni fa, prima che comprassi il camper, era tutto ricoperto di amianto, poi sono stati fatti dei lavori di bonifica ed ora è rimasta solo una piccola porzione.

Lascio sempre finestre e tettucci chiusi.

Sono un soggetto allergo-asmatico.

Devo fare dei controlli? Il deposito è pericoloso per la mia salute?

Grazie e buona giornata”

I dubbi che assalgono questa persona si riferiscono al possibile danno subito (o che potrebbe subire) nel caso in cui fosse stato esposto nel passato alla fibra d’amianto liberatasi dai materiali edilizi di cui sopra.

O, peggio ancora, dei rischi che potrebbe comportare il mantenere ancora in atto la possibilità di inalare amianto aerodisperso proveniente dal materiale edilizio residuo in disfacimento.

Ciò in quanto è ben nota l’azione lesiva sul polmone (e non solo) che questo silicato minerale friabile è in grado di produrre in seguito all’inalazione delle sue fibre.

E’ ormai documentata la possibilità che l’amianto si renda responsabile, per inalazione nel tempo, di asbestosi, di tumore pleurico (mesotelioma pleurico maligno) e di tumore polmonare.

A proposito della domanda che mi è stata rivolta, la prima cosa che mi crea stupore è sapere che, per quanto si sia già provveduto anni prima ad una bonifica dal materiale d’amianto, sia “ … rimasta solo una piccola porzione …”.

Di cosa? Una piccola porzione non bonificata? Che senso avrebbe?

Una bonifica fatta bene dovrebbe prevedere la rimozione di tutto il materiale d’asbesto a rischio nel tempo di sfaldamento da usura ambientale!

Ciò che più conta, tuttavia, per cercare di definire un’eventuale azione lesiva residua (purtroppo ciò che è stato è stato e non è recuperabile) è definire con precisione se e quanto l’eventuale materiale d’amianto residuo produca ancora dispersione della fibra nell’aria.

Esistono, a questo proposito, società che effettuano il campionamento delle fibre di amianto disperse nell’aria presenti in un dato ambiente (aerodisperso).

La tecnica di campionamento prevede la filtrazione di un ben definito volume d’aria attraverso un filtro posto nell’ambiente nel quale si pratica il campionamento, in grado di trattenere le fibre d’asbesto, qualora presenti, che vengono successivamente contate.

E’ possibile procedere con un’analisi in microscopia ottica a “contrasto di fase” (MOCF) e con un’analisi qualitativa della fibra in microscopia elettronica a scansione (SEM).

Il costo di questi test di laboratorio è assolutamente contenuto, specie se confrontato con la soddisfazione che deriva dalla possibilità di togliersi ogni dubbio sugli eventuali rischi residui sulla salute.

Per quanto, come detto prima, non c’è modo di conoscere la situazione passata in termini di esposizione personale alla fibra inalabile, ritengo tuttavia che l’occasionalità dell’eventuale contatto con la stessa (tempi assai limitati al solo rimessaggio del mezzo con tettuccio e finestrini prudenzialmente chiusi) rappresenti un buon indicatore per non preoccuparsi eccessivamente.

Per sapere se il deposito è pericoloso per la salute procederei invece, al fine di non reiterare un eventuale poco salubre contatto con l’amianto, ai campionamenti di cui sopra, evitando inutili “controlli” che, tanto più a campionamento negativo, non produrrebbero altro se non l’aggiunta di ulteriore ansia.

Ricordo come un eventuale monitoraggio radiologico stretto di possibili lesioni pleuriche o polmonari (TAC) produrrebbe, per essere efficace e per cogliere all’inizio una eventuale lesione, l’esposizione ad una quantità di radiazioni ionizzanti tali da divenire esse stesse fonte di rischio tumorale.

Fossi in questa persona guarderei, senza farmi assalire dai dubbi, più al futuro che ad un passato che in ogni caso, a questo punto, non si può più modificare.

Il rischio globale che questo signore corre, viste le premesse del suo racconto, mi sembra talmente minimo da non dovergli rubare la serenità.

Nel caso in cui, invece, il campionamento dovesse risultare positivo, la prima e unica cosa da fare sarà logicamente … cambiare il deposito in cui rimessare il camper!

Segnalando eventualmente all’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) l’esito del campionamento per consentire la rimozione del materiale pericoloso.

Per ulteriori dati di approfondimento invito alla lettura dei miei testi di seguito indicati e pubblicati negli anni.

Approfondimenti

Scopri di più su questo argomento leggendo anche:

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