Tra le varie esposizioni professionali a sostanze dotate di particolare capacità irritante sulle vie aeree, ne esiste una che, per quanto di non così frequente riscontro, non è certamente meno importante rispetto ad altre per i danni che è in grado di produrre sull’apparato respiratorio degli esposti.
Esistono, infatti, alcuni lavoratori dell’industria metalmeccanica, primi tra tutti i fresatori ed il personale addetto alla produzione e al taglio di manufatti metallici con apparecchiature dedicate (taglio e tranciatura, fresatrici, alesatrici, fresa-alesatrici, torni, foratrici e rettifiche), che per esigenze produttive vengono esposti al contatto cutaneo e respiratorio con nebulizzati aero-dispersi (aerosol) e fumi provenienti da oli minerali e fluidi da taglio identificati, nel loro insieme, con il termine di fluidi lubrorefrigeranti (FLR).
Tali composti vengono impiegati in varie operazioni meccaniche (riduzione di materiale metallico e rifinitura), tra le quali quelle che contemplano l’asportazione di trucioli, con il preciso scopo di lubrificare e raffreddare parti meccaniche in rapido movimento, riducendone l’attrito e l’eccessivo surriscaldamento.
Per quanto la maggior parte dei problemi creati da queste sostanze siano di pertinenza dermatologica, con patologie cutanee non solo di natura irritativa (DIC – Dermatite Irritativa da Contatto) e tumorale ma altresì di natura allergica da sostanze chimiche potenzialmente allergizzanti additivate ai lubrificanti allo scopo di modificarne le proprietà chimico-fisiche necessarie ai diversi impieghi (DAC – Dermatite Allergica da Contatto), la possibilità che le stesse possano divenire responsabili di patologia respiratoria da inalazione dei nebulizzati oleosi non è poi così rara.
Senza voler entrare nel merito delle diverse composizioni dei vari fluidi lubrorefrigeranti, troppo specialistico per lo scopo che si propone il presente testo, da pneumologo farò alcune considerazioni che possono aiutare a comprendere meglio i problemi respiratori relativi a questo particolare tipo di esposizione.
- Caratteristiche dei FLR: i diversi FLR hanno caratteristiche chimico-fisiche che variano in funzione delle diverse tipologie applicative, preferendo di volta in volta quelle composizioni in grado di meglio rispondere alle esigenze di lubrificazione o di raffreddamento delle superfici lavorate.
Si va, così, dagli oli puri di esclusiva origine minerale con prevalente azione lubrificante, agli oli emulsionabili più solubili, in quanto contenenti variabili quantità di acqua, impiegati quando è richiesta un’attività refrigerante aggiuntiva, per arrivare agli oli semisintetici e agli oli sintetici che non contengono oli minerali ma garantiscono un’ottima attività refrigerante al prezzo di una minore azione lubrificante.
- I fumi e i vapori degli oli generati dalla degradazione termica e le nebbie generate dagli aerosol oleosi di FLR, rappresentano una miscela di varie sostanze aero-disperse contenenti oli minerali, composti eterociclici tra i quali PCB (policlorobifenili) e nitrosammine cancerogene, IPA (idrocarburi policiclici aromatici), ecc.
Essi sono costituiti da microparticelle oleose con diametro < 5 micron in grado di penetrare agevolmente nell’apparato respiratorio fino a raggiungere gli alveoli polmonari.
- I lavoratori esposti all’inalazione di nebbie oleose subiscono rischi per la salute respiratoria in virtù del contatto tra apparato respiratorio e agenti chimici, biologici e cancerogeni pericolosi veicolati ai bronchi e ai polmoni dalle nebbie stesse.
Le caratteristiche tossicologiche ed il grado di pericolo per la salute respiratoria dei soggetti esposti dipendono da:
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- caratteristiche chimiche dei FLR viste sopra
- tipologia degli interventi di raffinazione degli oli
- livello di contaminazione con le sostanze sotto riportate, molte delle quali preesistenti negli oli ai cicli di lavorazione (additivi aggiunti all’olio base) ed altre generate dall’utilizzo, dalla degradazione termica (fumi) e dalla trasformazione chimica che gli oli subiscono nel corso delle lavorazioni stesse.
- modalità di utilizzo dei LFR
- livello di protezione adottata per prevenire i danni respiratori
Ricordo di seguito le più comuni sostanze causa di danno bronco-polmonare riscontrabili negli LFR ed il relativo meccanismo del danno:
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- Agenti chimici irritanti e cancerogeni:
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- IPA (idrocarburi policiclici aromatici), generati da oli usati per molto tempo, specie se a temperature e pressioni elevate. Comportano un notevole rischio di favorire il tumore polmonare (vedi “Tumore ai polmoni e ai bronchi”).
- Benzopirene, con aumentato rischio tumorale
- Formaldeide, con aumentato rischio tumorale
- Sali di metalli pesanti
- Nitrati e nitrosammine aromatiche cancerogene
- Fenoli, composti aromatici cancerogeni derivati dal benzene
- Composti clorurati quali i PCB (policlorobifenili)
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- Metalli: provenienti dai materiali lavorati e dagli utensili impiegati nelle diverse operazioni meccaniche. Tra questi ferro (Fe), piombo (Pb), cromo (Cr), nichel (Ni), cobalto (Co), ecc.
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- Agenti biologici: nei locali delle aziende ove siano presenti cicli di lavorazione che impieghino LFR è presente un aumento significativo dell’inquinamento microbico totale e fungino (muffe e lieviti), con costante sforamento dai valori soglia ammessi in termini di IMA (indice microbiologico dell’aria). Ricordo come tra tutti i FLR, quelli contenenti una maggiore base acquosa si prestino ad un maggior rischio di contaminazione batterica e fungina dei locali in cui siano presenti fumi e nebbie oleose.
Di particolare rilievo, in termini di contaminazione microbica e di prodotti da essi derivati, appaiono:
- Agenti biologici: nei locali delle aziende ove siano presenti cicli di lavorazione che impieghino LFR è presente un aumento significativo dell’inquinamento microbico totale e fungino (muffe e lieviti), con costante sforamento dai valori soglia ammessi in termini di IMA (indice microbiologico dell’aria). Ricordo come tra tutti i FLR, quelli contenenti una maggiore base acquosa si prestino ad un maggior rischio di contaminazione batterica e fungina dei locali in cui siano presenti fumi e nebbie oleose.
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- Genere Pseudomonas: rappresenta il genere batterico più frequentemente reperito nei LFR. Tra questi Pseudomonas aeruginosa
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- Enterobatteriacee e relativi elevati livelli di endotossine generate da questi batteri gram negativi
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- Staphylococcus aureus
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- Genere Clostridium
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- Cephalosporium (Acremonium della più attuale classificazione), micete (fungo) in grado di provocare alveolite allergica estrinseca (polmonite da ipersensibilità) (vedi “Polmonite da ipersensibilità (Alveolite Allergica Estrinseca): il punto dello pneumologo”)
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- Specie fungine Aspergillus e Penicillium
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- Infiammazione delle prime vie aeree: in modo non dissimile da ciò che capita ai soggetti esposti al PM10 presente nello smog delle realtà urbane inquinate, l’esposizione ai lubrorefrigeranti può rendersi responsabile di una maggior frequenza di episodi infiammatori a carico del primo tratto respiratorio (vie aeree superiori), con maggior riscontro di rinite e faringite, di laringiti, di tracheiti e di bronchiti, con un meccanismo legato al potere irritante che queste sostanze hanno sulle mucose delle vie aeree.
- Tosse persistente e peso al torace: tosse produttiva (vedi “Tosse con catarro: il parere dello pneumologo”) e tosse secca (vedi “Tosse secca o “tosse senza catarro”: il parere dello pneumologo”) possono essere causate dalla persistenza nel tempo dei fenomeni irritativi esercitati dai FLR sulle mucose respiratorie.
- Asma bronchiale: questa patologia ostruttiva dei bronchi (vedi “Asma bronchiale” – “Asma professionale: i 10 consigli dello pneumologo”) può essere favorita e peggiorata dall’esposizione alle nebbie dei FLR.
- Polmonite lipoidea: si definisce lipoidea una polmonite da inalazione di sostanze oleose, in questo caso presenti nelle nebbie dei LFR. Tali sostanze divengono responsabili di quell’infiammazione del polmone profondo che sostiene questa particolare forma di polmonite (vedi “Polmonite e broncopolmonite”).
- Interstiziopatia polmonare e fibrosi polmonare: possono rappresentare la conseguenza dello stimolo infiammatorio persistente presente a livello dello spazio alveolare dei polmoni e dell’interstizio polmonare (vedi “Lo pneumologo e il BAL (Lavaggio Bronchiolo-Alveolare) nelle interstiziopatie polmonari”), progredendo, nei casi più sfavorevoli, fino alla fibrosi polmonare (vedi “Fibrosi polmonare idiopatica e non”). La polmonite da ipersensibilità (vedi “Polmonite da ipersensibilità (Alveolite Allergica Estrinseca): il punto dello pneumologo”) può essere facilitata dalla presenza, nei LFR, del micete inquinante Acremonium (ex Cephalosporium) che si comporta da antigene naturale responsabile.
- Infezioni respiratorie da contaminazione microbica ambientale: aumentato rischio di contrarre patologie infettive bronco-polmonari, specie in soggetti che già presentino una particolare vulnerabilità secondaria a patologie respiratorie croniche o a condizioni generali predisponenti alle infezioni tra le quali le situazioni di ridotta competenza immunitaria.
Tra le patologie da infezione microbica e fungina:
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- Bronchite acuta e cronica (vedi “Bronchite acuta e cronica”)
- Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) – (vedi “BPCO Broncopneumopatia cronica Ostruttiva”)
- Bronchite cronica bronchiectasica (vedi “Bronchiectasie e bronchite cronica bronchiectasica”)
- Polmonite batterica (vedi “Polmonite e broncopolmonite”) e polmonite fungina (vedi “Micosi polmonari” – “Aspergillosi polmonare”).
- Pazienti con situazioni diverse di immunodeficienza congenita e acquisita (immunodeficienza comune variabile, AIDS, splenectomizzati (asportazione della milza), tumori, chemioterapie, trapiantati d’organo e di midollo, ecc.).
- Tumore polmonare (vedi “Tumore ai polmoni e ai bronchi”): generato dall’esposizione ai composti cancerogeni visti prima. Si tenga presente, tuttavia, che il rischio di neoplasia polmonare maligna risulta, in questi casi, accentuato nei soggetti fumatori (vedi “Fumo di sigaretta, tosse, catarro e tumore del polmone: i consigli dello pneumologo”).
Le misure di prevenzione dei rischi da patologia respiratoria da FLR prevedono:
- monitoraggio della presenza di nebbie oleose, di IPA e formaldeide, oltre alla costante valutazione della contaminazione ambientale da agenti biologici microbici batterici e fungini (Staphylococcus aureus, Pseudomonas aeruginosa, muffe e lieviti, ecc.) e al controllo delle caratteristiche degli oli impiegati e dei prodotti potenzialmente tossici in essi contenuti, con particolare attenzione al contenuto di IPA da mantenere inferiore allo 0,03% ed all’assenza di ammine aromatiche, PCB (policlorobifenili), fenoli, nitriti, nitrati e metalli pesanti.
- Adozione di cappe chiuse sovrastanti i macchinari e di adeguati sistemi di aspirazione dei fumi e delle nebbie oleose in prossimità delle fonti di produzione delle stesse
- Aumento della ventilazione dei locali che favorisca il costante ricambio dell’aria con aria proveniente dall’esterno
- Verifica del corretto uso dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuali)
- Valutazione periodica del personale esposto, sottoponendo lo stesso nel tempo a visita medica (medico competente), a spirometria con eventuale test alla metacolina (vedi “Test alla metacolina e asma bronchiale: il punto dello pneumologo”) e a radiografia del torace (vedi “Esami per malattie respiratorie e tumori polmonari e pleurici” – “Macchia sul polmone: che cos’è? E’ sempre tumore?”).
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