“Lo Pneumologo Risponde” è la nuova rubrica di questo sito dedicata alle curiosità dei lettori.
La domanda di questa uscita è:
Gli Antibiotici per la Cistite a Base di Nitrofurantoina Possono Provocare Fibrosi Polmonare?
La signora che mi scrive riferisce di una diagnosi di interstiziopatia polmonare che le fecero circa sette anni fa in seguito al frequente uso di nitrofurantoina ,assunta per bocca come disinfettante urinario nell’arco di alcuni mesi per i numerosi episodi di cistite che accusò in quel periodo.
Il quadro clinico di cui sopra si presentò con tosse secca insistente, cosa questa che la portò alla fine ad eseguire una TAC del torace ad alta risoluzione senza mezzo di contrasto (HRCT-torace) che consentì di formulare la diagnosi di malattia interstiziale del polmone, dispnea (difficoltà respiratoria) e presenza di aumento degli eosinofili nel sangue (eosinofilia).
Allora, dopo qualche episodio di tosse che compariva dopo qualche giorno dall’inizio dei diversi trattamenti ripetuti con il farmaco suddetto, la paziente smise semplicemente di essere trattata con lo stesso solo quando, dopo i diversi episodi narrati, la TAC del torace evidenziò l’interessamento infiammatorio dell’interstizio del polmone e la paziente iniziò ad essere trattata con antibiotici di differente categoria (fluorochinolonici).
In quell’occasione la signora venne inoltre trattata farmacologicamente con un prolungato ciclo di cortisonici assunti per bocca, pur non esistendo purtroppo una documentazione radiologica successiva al trattamento che consenta di documentare l’eventuale completa risoluzione dell’interstiziopatia polmonare (polmonite da ipersensibilità?) dopo il ciclo cortisonico.
A distanza di anni da quegli episodi, una recente TAC del torace eseguita per una nuova comparsa di tosse secca insorta e accentuatasi subdolamente negli ultimi mesi, ha documentato la presenza di fibrosi polmonare bilaterale.
Pur non essendoci certezza assoluta della correlazione della interstiziopatia di allora con la fibrosi polmonare attuale, anche per la mancanza di una documentazione radiologica “in itinere” che consenta di valutare l’eventuale evoluzione dell’una a partire dall’altra, non mi sembra tuttavia escludibile a priori tale ipotesi in quanto, in pazienti particolarmente sensibili allo sviluppo di fibrosi interstiziale come reazione ripartiva anomala agli stimoli irritativi infiammatori più diversi, la fibrosi polmonare è assolutamente ammessa in letteratura medica come possibile evoluzione negativa di una malattia infiammatoria che colpisca l’interstizio polmonare.
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