Asma, BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva), bronchite cronica, enfisema polmonare, allergie respiratorie.
In periodo di vaccinazione antinfluenzale torna alla ribalta l’opportunità di praticare il vaccino proprio nei portatori delle suddette malattie respiratorie.
Vediamo allora in quali casi, e per quali motivi, è conveniente procedere alla vaccinazione contro il virus influenzale nel periodo autunnale.
Cos’è l’influenza? Un po’ di chiarezza
Vorrei prima fare chiarezza a proposito del termine “influenza”, cosa questa che sento necessaria prima di procedere con ciò che segue.
Vi è una diffusa tendenza, nel grande pubblico, a riassumere impropriamente in tale definizione la moltitudine di malattie infettive respiratorie febbrili che fanno la loro comparsa nel periodo autunnale e nel successivo periodo invernale.
Ogni qualvolta il paziente presenti
- febbre, magari accompagnata da tosse,
- bronchite,
- dolori muscolari,
- cefalea,
- malessere generale,
- faringodinia (mal di gola) e
- disagio a respirare (dispnea) con presenza o meno di rinite (raffreddore comune)
si tende, nel linguaggio e nell’immaginario collettivo popolare, a riassumere con il termine “influenza” l’insieme dei sintomi e delle malattie respiratorie di cui sopra, indipendentemente dai virus o dai batteri che ne sono causa.
Moltissimi altri virus, oltre ai veri e propri virus influenzali (Orthomyxovirus – Influenzavirus A – B – C), e tra questi i virus parainfluenzali (Paramyxovirus), i Rinovirus (virus del raffreddore), gli Adenovirus, i Coronavirus, i virus Coxsackie ed il VRS (virus respiratorio sinciziale), possono rendersi responsabili di patologie acute respiratorie febbrili e dei relativi sintomi sopra decritti.
Alla sola classe dei veri e propri virus influenzali (Influenzavirus A – B – C), tuttavia, spetta il primato delle più importanti complicazioni respiratorie invernali (e non solo) successive a infezione di soggetti già portatori di altre patologie croniche eventualmente concomitanti.
Solo a questi virus, quindi, e non a tutti gli altri visti prima, spetta il titolo di virus influenzale, definendo quindi con il termine “influenza” non già un improprio modo per dire “febbre”, ma esclusivamente quella ben definita patologia febbrile che consegue all’infezione umana da virus influenzale A, B o C.
Ho fatto la vaccinazione per l’influenza ma me la sono presa lo stesso
Chiarito ciò, risulta facilmente comprensibile l’equivoco che spesso crea affermazioni che tendono a sminuire la validità e l’efficacia della vaccinazione antinfluenzale, che in numerosi casi porta ad espressioni del tipo “Ho fatto la vaccinazione per l’influenza ma me la sono presa lo stesso”.
Frasi come queste non fanno altro se non sottolineare che la vaccinazione non è per la “febbre” (questa può essere la conseguenza di infezioni virali non influenzali!) e pertanto, attendersi che la vaccinazione antinfluenzale protegga anche da altri virus non-influenzali sarebbe pretendere troppo.
Essa immunizza, in realtà, ai soli virus influenzali veri, lasciando aperta la possibilità che qualsiasi soggetto vaccinato possa ammalare, nel corso del periodo freddo, di altre malattie acute virali febbrili non-influenzali, che tuttavia si differenziano dall’influenza “vera” in quanto molto meno pericolose, per un minor numero e per una minore gravità delle complicanze che comportano.
Chi ha “l’influenza”, quindi, dopo essersi vaccinato contro l’influenza, si sta in realtà “facendo altro” (virus non-influenzali)!
Per quanto possibile, è raro, infatti, il caso in cui, per i più disparati motivi, la vaccinazione antinfluenzale fallisca nella sua possibilità di immunizzare il soggetto che vi si sottoponga.
E’ all’interno di alcuni sottogruppi di pazienti, affetti da ben definite patologie croniche o in situazioni di aumentato rischio generico (anziani, neonati a rischio, ecc.), che oggi si tende a consigliare il vaccino antinfluenzale in periodo pre-stagionale rispetto al momento di massima espressione dell’influenza.
Categorie a rischio di complicanze influenzali
Le categorie a rischio di complicanze influenzali o di trasmissione dell’infezione influenzale alle quali mi riferisco, sono quelle indicate nella Circolare del Ministero della Salute “Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni”:
- anziani di età pari o superiore a 65 anni
- bambini sopra i 6 mesi di età, nati pretermine o di basso peso alla nascita
- ragazzi e adulti fino a 65 anni di età affetti da:
- malattie respiratorie croniche bronchiali e polmonari (vedi dopo)
- malattie dell’apparato cardio-circolatorio, comprese le cardiopatie congenite e acquisite
- malattie renali e surrenaliche croniche con o senza insufficienza
- diabete mellito
- obesità con BMI > 30
- malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie
- condizioni di immunodeficienza congenita o acquisita
- condizioni di immuno-deficit indotto da farmaci o da virus HIV
- malattie infiammatorie croniche
- sindromi da malassorbimento
- patologie in attesa di interventi chirurgici importanti
- malattie croniche del fegato
- tumori maligni solidi ed emo-linfopatie maligne
- bambini e adolescenti in terapia cronica con acido acetilsalicilico (ASA), a rischio di Sindrome di Reye in caso di influenza
- donne nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza
- Personale sanitario (medici, infermieri, OSS) e di assistenza delle case di riposo
- Volontari dei servizi sanitari di emergenza
- Famigliari di soggetti ad alto rischio
- Insegnanti delle scuole dell’infanzia e dell’obbligo
- Addetti di poste e telecomunicazioni
- Dipendenti della pubblica amministrazione e della sicurezza
- Allevatori e addetti all’attività di allevamento oppure al trasporto di animali vivi
- Veterinari di enti pubblici e libero-professionisti
In tutti questi casi la somministrazione del vaccino antinfluenzale consente di minimizzare la diffusione dell’infezione e i rischi, in quanto permette di evitare di doversi confrontare con le numerose complicazioni che potrebbero derivare, nel caso in cui non ci si vaccini, dal pericoloso stress respiratorio e cardio-circolatorio conseguente all’infezione da virus influenzale.
Malattie respiratorie che possono complicarsi in caso di infezione influenzale
Ma veniamo alle malattie respiratorie croniche bronchiali e polmonari, e in modo particolare a quelle che, più di altre, possono complicarsi, in caso di infezione influenzale, fino a provocare una grave compromissione della funzione respiratoria: l’insufficienza respiratoria.
Esse consistono in:
- Asma bronchiale, specie quella grave (vedi “Asma bronchiale: malattia da conoscere”).
In modo particolare in caso di asma grave, la vaccinazione antinfluenzale risulta assolutamente consigliabile, in considerazione dell’importante peggioramento del quadro respiratorio globale che l’infezione influenzale potrebbe aggiungere alla già precaria condizione respiratoria del paziente asmatico. - Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
Come per l’asma grave, anche in caso di BPCO è assolutamente consigliata la vaccinazione antinfluenzale.
Numerose e talora gravi, quando non letali, sono, infatti, le complicazioni non solo respiratorie ma altresì cardiocircolatorie, che possono peggiorare il quadro generale di questa malattia respiratoria cronica. - Bronchite cronica.
Definita clinicamente dalla presenza di una tosse produttiva (con catarro) per almeno tre mesi all’anno anche non consecutivi, per almeno due anni consecutivi, questo quadro respiratorio tipico dell’anziano fumatore (ma non solo) può spesso complicarsi, talora in modo serio, nel corso dell’influenza. - Enfisema polmonare.
Corrisponde alla perdita di tessuto polmonare che consegue ad un percorso cronico che talora dura anni, nel corso del quale si realizza una progressiva riduzione della capacità funzionale dei polmoni senza ritorno che conduce alla completa insufficienza della capacità del polmone di scambiare i gas respiratori.
L’infezione influenzale rappresenta qualche volta, specie per i pazienti affetti dalle forme di enfisema polmonare più importanti e con insufficienza respiratoria, il momento purtroppo finale di un percorso cronico progressivamente ingravescente. - Bronchite cronica bronchiectasica.
Connotata contemporaneamente da caratteristiche ostruttive delle vie aeree ed infettive croniche delle stesse, è una patologia per la quale, come per i casi visti sopra, la vaccinazione antinfluenzale riduce i rischi di complicanze. - Fibrosi polmonare idiopatica e non-idiopatica.
Malattia cronica polmonare, spesso gravemente degenerativa della funzione respiratoria, che può presentare un netto peggioramento della funzione respiratoria in caso di infezione influenzale.
Anche in questo caso, pertanto, è vivamente consigliata la vaccinazione antinfluenzale dei pazienti che ne sono affetti. - Pazienti in ossigenoterapia per insufficienza respiratoria cronica.
Essendo l’insufficienza respiratoria, sia essa conseguente a BPCO, ad enfisema polmonare, o ad altre malattie respiratorie croniche che la prevedano come estrema complicanza, un momento di grave compromissione respiratoria, la vaccinazione s’impone, anche in questo caso, come unica e più efficace misura di prevenzione da ulteriori complicanze. - Fibrosi cistica.
Anche per i pazienti affetti da tale malattia geneticamente determinata, costantemente a rischio di insufficienza respiratoria specie nelle fasi di maggiore compromissione funzionale, è vivamente consigliata la vaccinazione antinfluenzale. - Rinite allergica, pollinosi e altre malattie allergiche delle vie aeree.
In questi casi si può discutere dell’opportunità di procedere alla vaccinazione antinfluenzale, tenuto conto che, se pur tali pazienti non rientrino in assoluto tra quelli ritenuti a rischio per patologia, è vero anche che quasi il 50% di coloro che sono affetti da rinite allergica divengono, nel corso della vita, anche asmatici e che, molto spesso, il momento in cui ciò si concretizza, coincide con un’importante momento infiammatorio delle vie aeree e dei bronchi, condizione di frequente riscontro nel corso della malattia influenzale.
Accanto alla vaccinazione antinfluenzale, una corretta applicazione dei consigli atti a ridurre la diffusione e la contagiosità dell’infezione influenzale e delle infezioni febbrili da virus non-influenzali dell’inverno, può in ogni caso ben integrarsi con essa, aumentando la possibilità di non contrarre, o di contrarre meno, quelle malattie respiratorie virali che comunque spesso complicano il decorso e la prognosi delle malattie croniche dell’apparato respiratorio (vedi “Bronchiti, polmoniti e altre infezioni respiratorie invernali: i consigli dello pneumologo”).
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