Non è infrequente che allo pneumologo venga richiesto di valutare soggetti che, manifestando sintomi respiratori ed essendo impiegati in attività che comportano un contatto con la polvere del legno o le segature prodotte in falegnameria, siano ansiosi di sapere se, e fino a che punto, la prossimità con tali sostanze comporti un reale rischio per la loro salute e, in modo particolare, se tali polveri volatili inalate siano correlate con patologie bronchiali, polmonari o delle alte vie aeree, che possano compromettere il loro futuro benessere respiratorio.
Secondo i dati della letteratura medica è possibile affermare che la patologia respiratoria correlata con l’esposizione alla polvere del legno tende a riguardare prevalentemente le alte vie aeree, rendendosi spesso responsabile, in tale sede, anche di problemi tumorali, con un rischio che diviene più elevato nel caso di contatto con polveri del legno di determinati alberi.
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A questo proposito si tende a classificare le polveri del legno in funzione della loro provenienza:
- legno “duro”, appartenente in linea di massima alle latifoglie
- legno “tenero”, più tipico delle conifere sempreverdi (pino, larice, abete, cedro, ecc.).
E’ l’esposizione alle polveri dei legni duri ad essere quella più pericolosa e, per questo, più soggetta a controlli sanitari più stringenti e rigorosi da parte degli organi preposti alla tutela della salute dei lavoratori esposti (normative per la prevenzione e per la sorveglianza).
Si tenga conto che, non esistendo una dose di esposizione che consenta di definirsi a “rischio zero”, la prudenza impone di ridurre comunque al minimo l’inalazione delle polveri provenienti dai processi di lavorazione dei legni duri.
Ciò è possibile attraverso una limitata permanenza del personale esposto al contatto con le polveri più pericolose, con l’adozione di adeguati sistemi d’aspirazione, con una periodica manutenzione dei macchinari e con l’adozione di idonei dispositivi di protezione personale che consenta di limitare al minimo l’esposizione del lavoratore con la polvere del legno (mascherine, tute con maniche a tenuta elastica, occhiali protettivi, ecc.).
Vediamo, a questo punto, quali patologie a carico delle vie aeree si possono sviluppare nei soggetti esposti alle polveri prodotte nel corso del taglio e della lavorazione dei legnami e quali sono gli organi più frequentemente interessati dalle stesse.
Patologie delle vie aeree superiori dovute al legno
- Rinite acuta e cronica.
Una patologia infiammatoria cronica, o comunque particolarmente persistente, a carico del naso (rinite), è spesso la conseguenza dell’esposizione alla polvere del legno e alle sostanze che spesso ad esso vengono addizionate nel corso del ciclo produttivo relativo alla preparazione del legno grezzo e dei legni lavorati.
La rinite cronica, sia nella sua forma infiammatoria da sostanze irritanti, sia per quella eventualmente di origine allergica (rinite allergica) e limitata, per alcune forme acute, all’esposizione a determinati specifici legnami, sia ancora nella sua manifestazione vasomotoria, esito ultimo delle due riniti precedenti trattate con decongestionanti nasali impiegati troppo a lungo, rappresenta uno tra i più comuni effetti dell’esposizione alle polveri del legno.
Tra le sostanze chimiche responsabili di rinite cronica con meccanismo sia irritativo, sia allergico, compaiono le colle, i solventi, le resine e le vernici, presenti più facilmente nei legni pressati e truciolati (nobilitati, laminati, ecc.) e molto meno riscontrabili nelle lavorazioni delle tavole intere dei masselli.
Vale ancora la pena ricordare che, nei pazienti esposti, la possibilità di una maggior frequenza di riniti acute infettive (virali, eventualmente complicate da sovrapposizione batterica) è sostenuta dalla persistenza di un meccanismo irritativo che, indebolendo i meccanismi di difesa dell’immunità locale di mucose nasali cronicamente infiammate, rende più facile ai microbi l’aggressione delle stesse. - Sinusite acuta e cronica.
Può rappresentare l’esito di una stimolazione estemporanea infiammatoria acuta, irritativa o allergica, dei seni paranasali (vedi “Sinusite acuta e cronica”) da parte di polveri del legno, o di una più prolungata persistenza cronica della stimolazione irritativo–allergica da parte delle stesse sostanze responsabili della forma acuta.
Tali sinusiti trovano soluzione solamente a patto che si provveda, prima di ogni altra scelta terapeutica, terapia farmacologica compresa, ad allontanare il paziente dalle fonti responsabili delle stesse. - Tumori nasali e dei seni paranasali.
Altra patologia non infrequente negli esposti alle polveri del legno è la patologia neoplastica maligna (tumorale) delle fosse nasali e dei seni paranasali, decisamente maggiore nel caso di inalazione di polveri provenienti dai tagli e dalle lavorazioni dei legni duri.
Risulta, specie in questo caso, estremamente importante un periodico controllo otorinolaringoiatrico (visita ORL), comprensivo di esame endoscopico delle cavità nasali con endoscopio a fibre ottiche, tale da individuare, in fase il più possibilmente precoce, eventuali lesioni tumorali presenti sulla mucosa nasale o su quella parte della mucosa dei seni paranasali esplorabile con l’endoscopio, prestando attenzione a non sottovalutare eventuali sanguinamenti nasali (epistassi) di cui non sia possibile chiarire l’origine. - Faringiti, laringiti e tracheiti.
Anche le regioni faringea, tracheale e laringea (vedi “Laringite acuta e cronica”), possono essere bersaglio degli stessi processi patologici visti prima, sostenuti con gli stessi meccanismi.
Patologie delle vie aeree inferiori dovute al legno
- Bronchite cronica.
La bronchite cronica (vedi “Bronchite acuta e cronica”) è frequentemente riscontrabile nei pazienti che lavorano in falegnameria, anche se è difficilmente individuabile la specifica responsabilità della sola esposizione alla polvere del legno rispetto a quella legata all’abitudine al fumo di sigaretta, spesso presente in chi è esposto alle polveri suddette (vedi “ Ho la bronchite cronica o la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)?”). - Asma bronchiale.
Nei lavoratori impiegati nelle falegnamerie, l’asma bronchiale (vedi “ Asma bronchiale: malattia da conoscere”) rappresenta spesso la conseguenza della concomitante esposizione non solamente alla polvere dei legnami, ma anche alle vernici impiegate nei processi di verniciatura del legno lavorato, specie per quanto riguarda quelle contenenti isocianati (vedi “Asma professionale: i 10 consigli dello pneumologo”). - Alveolite allergica estrinseca.
Nota anche con il termine di polmonite da ipersensibilità, consiste in una malattia polmonare allergica (vedi “Malattie allergiche delle vie aeree”) dovuta all’inalazione di antigeni naturali (batteri, miceti, derivati animali o vegetali, ecc.) presenti in polveri organiche.
A differenza dell’asma bronchiale, in cui i fenomeni allergici sono da imputare ad anticorpi di classe “E” (IgE), noti anche con il termine di “reagine”, la polmonite da ipersensibilità riconosce invece fenomeni immunopatologici di classe III e IV secondo la classificazione di Gell e Coombs (malattia da immunocomplessi circolanti – CIC e da ipersensibilità ritardata), che avvenendo nel polmone profondo, danno luogo a manifestazioni che interessano prevalentemente gli alveoli polmonari e i bronchioli, rendendosi responsabili di polmonite interstiziale (vedi “Polmonite e broncopolmonite”) e di bronchiolite obliterante(vedi “COP, BOOP, bronchiolite obliterante e polmonite organizzata: il parere dello pneumologo”).
La malattia si presenta generalmente con febbre, dispnea (difficoltà respiratoria), tosse e aumento dei globuli bianchi. Una delle possibili evoluzioni dell’alveolite allergica, qualora non si proceda all’allontanamento della persona esposta alle polveri responsabili, consiste nella fibrosi polmonare interstiziale (vedi “Fibrosi polmonare idiopatica e non” – “Pneumoconiosi e pneumopatie professionali ”), malattia respiratoria molto grave che procede spesso fino all’insufficienza respiratoria. - Tumori maligni bronchiali e polmonari.
Tali patologie (vedi “Tumori ai polmoni e ai bronchi”) non risultano significativamente superiori nei lavoratori esposti alle polveri del legno rispetto a quelli non esposti, a differenza di quanto invece accade per i tumori maligni della regione naso-sinusale e naso-faringea, più spesso correlabili con l’inalazione delle polveri del legno duro.
Pur essendo chiaro, quindi, che è a livello naso-sinusale che l’esposizione alla polvere del legno esercita i suoi effetti più pericolosi, in particolar modo per quanto attiene alla patologia tumorale, il consiglio dello pneumologo è comunque quello di non sottovalutare la presenza delle altre malattie respiratorie.
Tra queste la bronchite cronica e la BPCO, oltre naturalmente all’asma, che pur presenti spesso con scarsi sintomi, frequentemente sono riscontrabili in chi si espone alle polveri del legno, specie quando esiste una concomitante esposizione al fumo di sigaretta.
E’ solo l’individuazione precoce di quei danni bronchiali ancora silenti (vedi “Fumo di sigaretta e inquinamento urbano: individuazione precoce dei danni funzionali”), intercettabili con una semplice visita pneumologica e con una spirometria (vedi “La visita pneumologica presentata dallo pneumologo”), che consente di affrontare al meglio e con buoni margini di successo malattie croniche broncopolmonari in fase iniziale che, se lasciate a sé e non precocemente individuate, tendono per storia naturale a peggiorare e ad aggravarsi nel tempo, fino a determinare, qualche volta, danni seri non più completamente risolvibili.
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