L’asma bronchiale (vedi “Asma bronchiale: malattia da conoscere”), rappresenta una delle più frequenti patologie respiratorie presenti nella popolazione, interessando non solo gli adulti ma altresì i piccoli pazienti della fascia pediatrica (vedi “ Asma del bambino: i 10 consigli dello pneumologo per l’asma in età pediatrica”).
Essa si manifesta con i 4 sintomi caratteristici della malattia, e precisamente
- tosse (vedi “Tosse e allergia: il parere dello pneumologo”)
- dispnea (difficoltà respiratoria) prevalentemente espiratoria
- sibilo espiratorio (vedi “Sento un fischietto quando respiro! Che cos’è?”) e
- senso di costrizione al torace.
Se il quadro della malattia e le differenti possibilità di trattarla e monitorarla nel tempo con la spirometria non rappresentano, in generale, per i pazienti che ne sono affetti un problema, una volta compresa, con l’aiuto dello specialista, la natura del disturbo e l’effettiva possibilità di controllare lo stesso con un adeguato trattamento e con comportamenti “ad hoc”, esiste invece un dubbio posto spesso all’attenzione dello pneumologo, sia da parte dei pazienti, sia da parte dei genitori dei bimbi asmatici, relativo alla possibilità che la malattia possa scomparire nel corso della vita e, in caso affermativo, quando tale fortunato evento potrebbe realizzarsi.
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A tal proposito premetto che esistono, se consideriamo le cose nei termini di una possibilità di “guarigione”, due situazioni ben diverse:
- La prima relativa al caso di un bambino affetto da asma bronchiale, specie se allergico.
- L’altra, invece, riguardante un soggetto adulto con asma bronchiale senza discontinuità di malattia fin dall’età pediatrica, o divenuto asmatico in età già adulta.
Vediamo allora questi due distinti casi.
- Nel caso di un bambino asmatico, l’unica cosa che posso dire è che, molto probabilmente in relazione alla variazione dell’assetto ormonale che si presenta nei giovani pazienti con l’inizio della pubertà, è possibile assistere, in una discreta percentuale di casi (almeno il 50%), alla completa risoluzione di quadri asmatici anche di una certa serietà o, perlomeno, ad un’attenuazione dei disturbi respiratori fino al punto di poter ridurre, talora in modo significativo, i farmaci broncodilatatori e cortisonici per uso inalatorio fino a quel momento indispensabili.
A questo proposito è ben noto come, nel corso della gravidanza, lo stesso modificarsi del quadro ormonale delle pazienti asmatiche in periodo gestazionale sia responsabile del modificarsi dei sintomi della malattia, sia in senso migliorativo o totalmente risolutivo, sia in qualche caso con accentuazione degli stessi (vedi “Asma e allergie respiratorie in gravidanza: i consigli dello pneumologo”).
Ma non è solo l’asma a poter essere superata nel periodo dello sviluppo sessuale, ma anche l’iperreattività bronchiale aspecifica (IBA) che la accompagna e che ne rappresenta il suo tratto distintivo.
Dopo la pubertà, inoltre, in un discreto numero di pazienti affetti da asma allergico e da concomitante oculo-rinite allergica, anche gli stessi sintomi nasali e oculari possono ridursi o scomparire (vedi “Rinite allergica” – “Pollinosi” – “ Malattie allergiche delle vie aeree”).
Per quanto tale possibilità di guarigione post-puberale sia clinicamente documenta senza grosse differenze tra maschi e femmine, non è purtroppo al momento possibile prevedere con precisione in quali pazienti ciò potrà avverarsi, dovendosi quindi accontentare di un dato avente unicamente significato statistico-epidemiologico (si sa che può capitare, ma non “ in chi” potrà capitare). - Nel caso, invece, dell’adulto asmatico, per dare una risposta posso fare riferimento a un vecchio, ma non per questo meno interessante, articolo scientifico comparso nel 1997 sull’American Journal Respiratory and Critical Care Medicine (AJRCMB), organo ufficiale di stampa dell’American Thoracic Society(ATS), una delle più autorevoli società scientifiche americane di medicina respiratoria.
In questa pubblicazione un gruppo di pneumologi olandesi dichiarava un certo grado di ottimismo relativo al fatto che anche l’adulto asmatico potesse veder risolversi, nel tempo, la malattia asmatica, per quanto con una percentuale di soggetti guariti comunque decisamente inferiore (circa 11%) rispetto a quel ben più favorevole 50% della più giovane età.
Anche in questo caso, come nel caso della post-pubertà, non solo i sintomi dell’asma si risolverebbero, ma anche l’iperreattività bronchiale aspecifica (IBA) che la accompagna e le principali alterazioni funzionali spirometriche che ad essa si associano.
I casi che più facilmente guarivano (risoluzione contemporanea di sintomi, IBA e alterazioni funzionali spirometriche), erano quelli che dimostravano, all’atto della prima diagnosi di asma già in età adulta, età più giovane, sintomi più attenuati e alterazioni funzionali spirometriche non gravi.
Ma un dato ancor più interessante era quello che individuava nella precocità dell’intervento farmacologico, rispetto al momento della diagnosi, uno dei fattori più importanti e predittivi della possibilità di un’effettiva risoluzione dell’IBA.
Serva questo, pertanto, a convincere anche quei pazienti che, più resistenti a intraprendere un corretto percorso di cura della malattia, tardano a iniziare la terapia nella speranza che l’asma possa risolversi anche senza uno specifico trattamento.
Lo stesso dicasi per la necessità che il paziente asmatico ha di comprendere la grande importanza dell’aderenza alla terapia prescritta dallo specialista pneumologo (compliance), imparando, tra l’altro, il corretto uso dei dispositivi disponibili per la somministrazione dei farmaci broncodilatatori per uso inalatorio (vedi “ Asma e malattie respiratorie ostruttive: corretto uso delle bombolette e dei “device” a polvere secca nella cura”).
Per concludere, infine, ricordo che per quanto la malattia asmatica possa anche risolversi in un variabile numero di casi, è vero anche che la stessa potrebbe fare la sua ricomparsa nel tempo in un certo numero di pazienti, più facilmente successivamente ad infezioni respiratorie virali che la riattivino (talora le stesse sono anche causa di esordio asmatico) o di stati infiammatori e irritativi aspecifici delle vie aeree di particolare intensità (chimici o fisici), tra i quali quelli conseguenti all’inalazione di sostanze, vapori e fumi irritanti che determinino un nuovo disequilibrio nella già precaria stabilità del controllo del tono bronco-motore.
Invito, quindi, tutti i pazienti nei quali venga posta diagnosi di asma, a rivolgersi allo pneumologo per valutare, fin da subito, la definizione del più adeguato schema di trattamento di una malattia respiratoria che, se correttamente e precocemente curata, può in un certo numero di casi anche guarire.
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