Ci sono quadri patologici respiratori, e tra questi la bronchite acuta non fa eccezione (vedi “Bronchite acuta e cronica”), che nell’anziano comportano qualche rischio in più dovuto all’età e che, con maggior frequenza, tendono ad interessare preferenzialmente persone che, per vari motivi, presentano una maggior vulnerabilità di fronte alle infezioni.
Vediamo, allora, quali punti qualificanti fanno si che, nella popolazione anziana, la bronchite vada considerata in un diverso modo rispetto ai soggetti più giovani, dedicando ad essa maggior prudenza ed attenzione.
- E’ possibile, negli anziani, la presenza di malattie respiratorie croniche di cui gli stessi non siano consapevoli (vedi “ Il cambiamento della respirazione nell’anziano: il parere dello pneumologo ”).
Tra queste la bronchite cronica, labroncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e l’ enfisema polmonare (vedi “ Ho la bronchite cronica o la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)? ”).
La presenza di questi quadri respiratori, che determinano un’ostruzione cronica delle vie aeree documentabile con la spirometria, rappresenta un fattore di facilitazione alle infezioni bronchiali, rese più probabili dalla presenza di secrezioni all’interno dei bronchi e dalla maggior difficoltà alla loro eliminazione. - Oltre al punto precedente, il normale scadimento generale delle funzioni dell’organismo e, tra queste, delle competenze del sistema immunitario, sia per quanto attiene alle difese cellulo-mediate, sia per quanto si riferisce alla produzione di anticorpi (immunoglobuline) normalmente funzionanti, determina negli anziani una maggior suscettibilità alle infezioni, venendo meno quell’indispensabile vigilanza del sistema immunitario al quale è demandato il compito di neutralizzare con rapidità le popolazioni microbiche, batteriche e virali, responsabili delle infezioni bronchiali.
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- Negli anziani che già presentino enfisema polmonare o BPCO, la comparsa di quadri di bronchite acuta comporta il rischio di aggravare queste due forme respiratorie croniche (riacutizzazione di BPCO), fino al punto di provocare una delle più temibili complicanze conseguenti all’infezione delle vie aeree, che consiste nell’ insufficienza respiratoria, con necessità di somministrare l’ossigeno con finalità terapeutiche (vedi “ L’ossigenoterapia domiciliare spiegata dallo pneumologo ”).
- Tra i rischi di riacutizzazione bronchitica infettiva delle sopra-ricordate patologie ostruttive croniche delle vie aeree, vi è anche quello di una progressione dell’infezione bronchiale fino a determinare quadri di polmonite e broncopolmonite (vedi ” Batteri e virus responsabili delle polmoniti: il parere dello pneumologo ”), che nell’anziano comportano una necessità di maggior attenzione per evitare le complicazioni cardiocircolatorie e metaboliche tipiche di una popolazione di pazienti che, spesso, già presenta cardiopatie e diabete, con il rischio di scompenso cardiaco ed iperglicemia.
Ricordo, inoltre, che nell’anziano trattato con antibiotici per quadri infettivi bronchitici e polmonitici, esiste un maggior rischio di dismicrobismo intestinale dovuto alla distruzione della normale flora batterica saprofitica intestinale da parte dell’antibiotico.
Ciò comporta un ulteriore rischio di complicazioni, legate alla frequente e abbondante perdita di acqua e di elettroliti (sali minerali) che si ha nel corso della diarrea “ dismicrobica”.
Di qui deriva, specie nell’anziano, la necessità di una più puntuale somministrazione di fermenti lattici e vitamine in corso di terapia antibiotica. - In considerazione del maggior uso che la popolazione anziana fa dei mezzi pubblici per spostarsi, essa risulta più a rischio di contrarre quadri respiratori microbici trasmessi da soggetti infetti.
E’ classica del periodo invernale e, più in generale dei mesi freddi, la notevole trasmissione di infezioni respiratorie da un soggetto all’altro, con rapida diffusione di patologie infettivo-infiammatorie in grado di determinare bronchite.
In considerazione di tale maggior frequenza di infezione, consiglio sempre di tener conto dei consigli che ho dato in un mio precedente articolo (vedi “ Bronchiti, polmoniti e altre infezioni respiratorie invernali: i consigli dello pneumologo ”), tra i quali ritengo di particolare importanza preventiva la vaccinazione antinfluenzale (vedi “ Vaccinazione antinfluenzale e malattie polmonari: i consigli dello pneumologo ” e “ Le vaccinazioni utili in pneumologia: il parere dello pneumologo ”). - Un altro fattore di cui tener conto quando si parla di bronchite nell’anziano, è rappresentato dalla situazione di frequente vicinanza dei nonni a nipotini costantemente “appestati ”, specie per quanto riguarda il periodo della prima infanzia!
I bimbi, infatti, per il fatto di fare a quest’età le loro prime esperienze di contatto con quel mondo microbico responsabile di infezioni respiratorie, sono frequentemente portatori di ogni sorta di germe disponibile nell’ambiente, spesso causa di trasmissione di infezioni bronchitiche agli ignari “vecchietti”.
In relazione alle precedenti considerazioni, consiglierei ai nonni, in caso di presenza di nipotini infetti, se non proprio l’uso di una mascherina faciale (anche se non guasterebbe!) che li farebbe apparire agli occhi dei loro cuccioli più “marziani” che non parenti affettuosi, per lo meno di non esagerare nel mantenere con loro condizioni di eccessiva prossimità, allontanandosi ogni qual volta uno starnuto o un colpo di tosse del nipotino dovesse saturare l’aria intorno a loro di quell’aerosol microbico che, pur “sparato” dallo loro sante boccucce, non smette in ogni caso di rappresentare una pericolosa fonte d’infezione bronchiale.
Se possibile, nel caso in cui siano presenti bimbi “catarrosi”
– il cambiare frequentemente l’aria in casa
– il lavarsi accuratamente le mani e
– il mantenersi, nei periodi più caldi, in spazi all’aperto
può consentire ai nonni di non perdersi il piacere della presenza dei nipoti, senza rinunciare a ridurre i rischi di contagio. - Anche la condizione di fumatore accentua negli anziani i rischi già visti ai punti precedenti, rappresentando quel “ fattore in più” che aggrava il rischio bronchitico (vedi: “BPCO e fumo di sigaretta: il parere dello pneumologo ” e “ Bronchite cronica e regole di vita: lo pneumologo e la terapia oltre i farmaci ”).
- Qualche volta gli anziani, anche in virtù della loro minor capacità di sentire la sete, tendono a bere di meno, favorendo una maggior densità dei secreti bronchiali infiammatori presenti in concomitanza dei quadri bronchitici acuti.
Ricordo, ancora una volta, come l’acqua, più dei farmaci mucolitici, rappresenti il miglior mucolitico che abbiamo a disposizione (vedi “ Acqua: la migliore terapia mucolitica”). - La tosse, costantemente presente in corso di bronchite acuta può, specie se insistente, facilitare nell’anziano, a differenza dei soggetti più giovani, la comparsa di episodi sincopali (vedi “La sincope da tosse spiegata dallo pneumologo ”), aumentando in questo modo la comparsa di eventi che non infrequentemente possono comportare, per il paziente avanti con gli anni, problemi di non poco conto.
Conclusione
Pertanto, non si banalizzino mai i quadri di bronchite acuta nell’anziano, in quanto, pur senza la necessità di demonizzarne la comparsa, rappresenterebbe comunque un errore la loro sottostima, soprattutto in considerazione delle complicazioni cliniche che talora possono conseguire a questi eventi bronchitici, sicuramente meno rischiosi per i pazienti più giovani.
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