Ci mancavano solo più le alghe tossiche ad addensare le nubi che già gravavano sulla nostra salute respiratoria, dopo l’inquinamento ambientale prodotto dall’uomo (vedi “ Inquinamento urbano e cancro polmonare” – “ Sport nelle città e aria inquinata: il parere dello pneumologo” – “ BPCO, smog e traffico automobilistico urbano: il punto dello pneumologo”).
Capita spesso di sentirsi consigliare dal proprio medico, quando non addirittura dallo specialista pneumologo o dall’otorinolaringoiatra, di approfittare della bella stagione per concedersi un salutare e rilassante soggiorno al mare, spesso in grado di apportare benefici sia sul fronte fisico, sia su quello della salute mentale e del benessere psichico percepito.
Infatti, in particolar modo proprio in quei soggetti (adulti e piccini) nei quali una patologia respiratoria cronica, talora allergica (vedi “Malattie allergiche delle vie aeree” – “Pollinosi” – “ Tosse e allergia: il parere dello pneumologo”), tra le quali
- l’asma bronchiale (vedi “Asma bronchiale: malattia da conoscere”)
- la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)
- la bronchite cronica
- l’enfisema polmonare e
- la sindrome sinuso-bronchiale
sia in grado di sostenere quadri di cronica infiammazione delle vie aeree, il clima marino, se si escludono quelle particolari situazioni che ne limiterebbero i benefici (vedi “ Asma allergico e luogo di vacanze: i consigli dello pneumologo” – “Asma e clima: il parere dello pneumologo”), rappresenta molto spesso una scelta opportuna.
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Purtroppo, tuttavia, non è sempre oro ciò che luccica e, per quanto non così frequentemente, si devono in taluni casi fare i conti con un “nemico” che qualche volta ci aspetta al mare.
E’ per lo meno dalla fine degli anni Ottanta, infatti, che lungo i litorali di varie Regioni italiane, tra le quali Liguria, Toscana, Lazio, Puglia, Romagna e Sicilia, viene segnalata la presenza di alghe tossiche quali Coolia monotis, Prorocentrum lima e, in particolare, Ostreopsis ovata.
A proposito di quest’ultima, si tratta di un’alga unicellulare bentonica (così sono detti gli organismi acquatici d’acqua dolce o dell’ambiente marino che vivono sui fondali sabbiosi e rocciosi o aderiscono ad un qualsiasi supporto biologico vivente), microscopica (invisibile a occhio nudo) e dotata di “flagello” utilizzato per spostarsi nell’acqua, responsabile di un caso presentatosi alle cronache nell’estate del 2005 sul litorale genovese.
In quell’occasione una folta schiera di bagnanti presenti in spiaggia e in zone ad essa limitrofe, iniziò ad accusare un’improvvisa rinorrea acquosa (abbondante perdita di secrezione liquida dal naso) accompagnata
- da starnutazione
- da tosse secca e insistente
- da sintomi asmatici (tosse, dispnea (difficoltà respiratoria), sibilo espiratorio (vedi “ Sento un fischietto quando respiro! Che cos’è?”) e senso di costrizione al petto)
- da difficoltà respiratoria variamente riferita
- da congiuntivite e, in qualche caso, anche
- da febbre
sintomi in gran parte risoltisi spontaneamente dopo poche ore mentre, solo per alcuni, fu necessario il ricovero in Pronto Soccorso.
Nuovi casi sono stati segnalati anche negli ultimi anni non solamente in Italia, ma altresì in paesi europei dell’area mediterranea (Grecia, Francia meridionale, costa mediterranea della Spagna e isole Baleari) ed extra-europei.
Questi episodi, il primo dei quali fu segnalato in Italia sul litorale tirrenico del Lazio fin dal 1989, sono legati, come già detto, alla presenza di microalghe nelle zone costiere, appannaggio un tempo delle sole aree tropicali.
In conseguenza dei mutamenti climatici planetari e della progressiva “tropicalizzazione” del bacino del Mediterraneo e non solo, tuttavia, hanno incominciato a interessare anche le nostre coste, divenendo causa di pericolose proliferazioni algali e di conseguenti contaminazioni ambientali delle acque e dell’aria (dispersione con il vento e con la brezza marina) delle zone balneari.
L’intossicazione umana e i sintomi che Ostreopsis ovata e altre alghe simili provocano, sono direttamente dipendenti dalla presenza di una tossina da esse prodotta simile alla palitossina (PLTX), una potente tossina naturale isolata per la prima volta nel 1971 alle Hawaii in un celenterato marino della specie Palythoa toxica, esacorallo dell’ordine degli zoantari, successivamente riscontrata anche in altri organismi marini, spesso presente sulla loro superficie o nei loro tessuti anche solo come contaminante proveniente da specie produttrici della stessa tossina, tra i quali pesci, crostacei, vermi e invertebrati dei fondali sabbiosi, altri coralli zoantari (non solo Palythoa) e batteri del genere Trichodesmium.
Tali palitossine compaiono tra le più frequenti responsabili dei sintomi da contaminazione alimentare dei prodotti ittici e sono descritti, in letteratura, casi d’intossicazione da palitossina in acquariofili (coralli degli acquari marini), con comparsa di sintomi dermatologici (irritazione della cute delle mani immerse nella vasca) e oculari (schizzi d’acqua contaminata), con rari casi di grave cherato-congiuntivite, o di sintomatologia gastro-intestinale conseguente all’accidentale ingestione della sostanza tossica o degli organismi produttori.
Ostreopsis ovata vive, in condizioni normali, aderendo alla superficie delle ben più grandi alghe brune e rosse presenti sui fondali o dell’ambiente roccioso del fondo marino.
Da quella sede, sia per diffusione nell’ambiente circostante, specie in presenza di un adeguato stimolo termico stagionale che ne favorisca la crescita e la fioritura (nota in gergo come “bloom”), sia per lo spostamento imposto dal moto ondoso e dai venti, la microalga tende ad aumentare la sua presenza e a spostarsi verso la superficie e il bagnasciuga, rappresentando da quel momento un serio pericolo per l’uomo.
I sintomi digestivi possono presentarsi come conseguenza di un’intossicazione alimentare secondaria al consumo di pesce, di crostacei o di molluschi contaminati (cozze, ostriche e altri molluschi gasteropodi dotati di conchiglia).
O possono, per contatto diretto, dar luogo a manifestazioni di natura dermatologica con irritazione e bruciore della cute.
Oppure, ed è questo il caso dell’improvvisa comparsa della sintomatologia respiratoria e oculo-rinitica con o senza febbre sopra descritta nei bagnanti genovesi, possono provocare sintomi respiratori per diffusione aerea dell’alga e delle sostanze da essa prodotte, ad opera dell’aerosol generato dal contatto del vento sull’acqua marina contenente microalghe e simil-palitossine.
Per limitarne la diffusione e il contatto con l’uomo e per favorire una precoce individuazione delle alghe tossiche, esistono fin dal 2007 precise linee guida emanate dal Ministero della Salute, riguardanti comportamenti e disposizioni a cura di stabilimenti balneari (bagnini, albergatori, ecc.) e Autorità Competenti (Capitanerie di Porto, ecc.), che orientano alla tenuta delle spiagge e dei litorali, alla segnalazione di indicatori di rischio compatibili con la presenza delle microalghe e alla raccolta e commercializzazione dei prodotti ittici.
Tra i segni indicanti una possibile presenza di microalghe, ricordo
- la comparsa di una specie di “patina” gelatinosa brunastra presente sul fondale marino
- l’acqua particolarmente torbida e opalescente e
- la presenza di schiuma o di una sostanza gelatinosa, spesso filamentosa, che può comparire sulla superficie dell’acqua o che può ritrovarsi sospesa in essa.
Il consiglio generale è quello di evitare, in ogni caso, di permanere troppo a lungo in prossimità di specchi d’acqua marina in cui sia presente schiuma, o peggio ancora di nuotarci dentro!
Si tenga presente, pertanto, da quanto detto sopra, che la comparsa di un’improvvisa crisi respiratoria, specie se con le caratteristiche della crisi asmatica (vedi sopra), che si presenti improvvisamente sulla spiaggia e in condizioni di pieno benessere nei periodi più critici di luglio e agosto, non solamente potrebbe riconoscere una responsabilità nell’eventuale presenza di pollini trasportati dal vento ai quali il paziente possa risultare sensibile, ma potrebbe altresì individuare la causa del disturbo nella presenza nell’ambiente della fastidiosa, ed in certi casi pericolosa, alga contaminante di cui ho detto.
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