Tachicardia e mancanza del fiato.
Il cuore che batte troppo veloce può essere il segnale che qualcosa non va, ma allo stesso tempo può essere causa di dispnea (disagio respiratorio – vedi “Quando il respiro difficile e pesante deve allarmare: i consigli dello pneumologo”), senza che necessariamente sia in atto una malattia bronchiale o polmonare.
Per quanto, infatti, la fantasia comune tenda a indirizzare più frequentemente ad un problema dei bronchi o dei polmoni, ogni qualvolta si presenti una qualunque difficoltà a respirare, complice l’errata convinzione che “respiratorio” coincida con “polmonare”, esiste tutta una nutrita schiera di problemi respiratori che non necessariamente trovano origine in una patologia dell’apparato respiratorio.
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Molti di questi, peraltro, si esprimono, da un punto di vista dei sintomi che producono non solo
- con una dispnea a genesi “extra-polmonare” (vedi “Quando corro mi manca il fiato”: il parere dello pneumologo”) e
- con una maggior facilità di affaticamento (vedi “Faccio fatica a fare le scale e mi manca il fiato: il parere dello pneumologo”)
- ma molto spesso proprio con un’accelerazione del battito cardiaco (tachicardia).
Che cos’è la Tachicardia?
Partiamo dall’assunto che la tachicardia non è per definizione una malattia!
Tachicardia vuole semplicemente dire che il cuore batte più velocemente perché sente la necessità di trasportare in circolo una maggior quantità di sangue e ossigeno ai tessuti e agli organi, indispensabili per le mutate esigenze metaboliche ed energetiche.
A nessuno verrebbe in mente, infatti, di farsi curare la tachicardia e l’aumento della frequenza respiratoria che insorgono durante una corsa.
Esse sono fisiologiche e sono previste dalla natura come un evento normale, un po’ come quando l’automobile richiede di far girare il motore più velocemente perché si deve accelerare.
Altra cosa, invece, è la tachicardia che insorge a riposo o al minimo accenno ad un movimento anche di lieve entità (vedi “Seduto respiro, ma se mi muovo mi manca subito il fiato”: il punto dello pneumologo”).
La tachicardia e la dispnea, con le relative variazioni di frequenza e di ampiezza degli atti respiratori che spesso si associano alla difficoltà respiratoria, sono legate tra loro da una relazione biunivoca.
La prima, infatti, può provocare dispnea e, al contempo, alcune malattie polmonari ed extra-polmonari che causano dispnea possono provocare un aumento della frequenza cardiaca a causa del deficit di ossigeno legato alla loro presenza.
Battito cardiaco e Respirazione: quando si influenzano reciprocamente?
Lasciando da parte gli episodi di tachicardia giustificati dal debito di ossigeno che si crea in presenza di alcune malattie respiratorie, già trattati negli articoli e nei testi dedicati alle diverse specifiche patologie (vedi “Embolia polmonare“– “Enfisema polmonare” – “Insufficienza respiratoria e ossigenoterapia”, ecc.), descriverò, di seguito, alcune particolari condizioni extra-polmonari nelle quali battito cardiaco e respirazione possono influenzarsi reciprocamente.
- Partiamo dall’“aritmia respiratoria”, anche nota come “aritmia sinusale fisiologica”.
Tale condizione, assolutamente non-patologica, consiste nell’accelerazione del battito cardiaco durante la normale inspirazione (introduzione dell’aria nei polmoni) e nel rallentamento dello stesso nel corso della successiva fase espiratoria (emissione dell’aria dai polmoni).
Ciò determina la sensazione di un battito cardiaco che, durante l’espirazione, tende a rallentare talvolta anche in modo rilevante, dando, al “ non addetto ai lavori”, l’impressione che il cuore sia sul punto di fermarsi.
Niente di più falso!
Le temute conseguenze negative, che spesso appartengono unicamente alle peggiori fantasie dei pazienti ansiosi e ipocondriaci, fortunatamente non si avverano e il soggetto con aritmia respiratoria, nella grande maggioranza dei casi, può continuare a vivere serenamente senza doversi preoccupare del suo cuore.
Questa condizione, da considerare para-fisiologica e priva di significato patologico (corrisponde ad una sorta di variante normale della frequenza cardiaca), si presenta con maggior frequenza nei bimbi, negli adolescenti e in alcuni soggetti adulti specie se ansiosi.
Essa è legata, durante la respirazione, alla ciclica soppressione inspiratoria del tono vagale (sistema nervoso autonomo viscerale parasimpatico del nervo vago che usa l’acetilcolina come neuromediatore).
Tale inibizione inspiratoria dell’azione del parasimpatico vagale è stimolata dalla messa in tensione dei recettori pressori cardiaci provocata dallo stiramento delle camere cardiache ad opera del maggior afflusso di sangue che si ha durante l’inspirazione.
Per questo, durante l’inspirazione, si viene a determinare un’accelerazione del battito cardiaco che tende a ridursi di frequenza durante la successiva fare espiratoria (di qui l’aritmia del cuore percepibile anche al polso).
E’ da differenziare dall’“aritmia sinusale patologica”, ben diversa da quella fisiologica o respiratoria descritta prima e correlata con le fasi del respiro, per la quale è necessario, invece, sottoporsi ad un elettrocardiogramma (ECG) che ne definisca con precisione la diagnosi, al fine di predisporre le più opportune misure terapeutiche. - Altro esempio di possibile correlazione clinica tra battito cardiaco e respirazione può aversi in quelle condizioni di tachicardia (aumento della frequenza cardiaca oltre i limiti fisiologici dei 100 battiti/minuto in condizioni di riposo) che possono, in alcuni casi, essere responsabili di alterazioni respiratorie con comparsa di dispnea.
Sia in alcune condizioni di tachicardia ritmica, quali ad esempio la tachicardia parossistica sopraventricolare con battito regolare (tachicardia ritmica), sia in altre che comportino una tachicardia con battito irregolare (tachicardia aritmica), come capita, ad esempio, nel corso di una fibrillazione atriale con elevata penetranza atrio-ventricolare, o in caso di flutter atriale a penetranza variabile, la particolare celerità dell’attività cardiaca obbliga il cuore a doversi svuotare quando le sue camere ventricolari non si sono ancora completamente riempite.
Ciò determina un’attività cardiaca rapida ma poco efficace, con una riduzione della capacità di pompa del cuore che dipende da una frequenza cardiaca troppo elevata (sindrome da bassa portata circolatoria frequenza-dipendente).
Questa anomala situazione emodinamica determina una vera e propria insufficienza funzionale del cuore responsabile di scompenso cardiaco.
In tale condizione l’incapacità del cuore di consentire al sangue proveniente dalle vene polmonari di circolare efficacemente, provoca un ristagno dello stesso all’interno dei vasi venosi polmonari con relativo aumento della pressione, fatto questo responsabile di ristagno di liqui nel circolo polmonare, dapprima a livello dei soli capillari polmonari e dell’interstizio polmonare (edema interstiziale – vedi “Dispnea parossistica notturna”) e successivamente anche a livello alveolare, con comparsa di quella condizione clinica di particolare gravità definita “edema polmonare”. - Anche in corso di anemia la ridotta quantità di emoglobina presente determina la necessità del cuore di aumentare la propria frequenza per garantire un adeguato apporto di ossigeno ai tessuti.
Specie nelle condizioni anemiche che si vengono a determinare più rapidamente (sanguinamenti, anemie emolitiche, ecc.) l’aumento del battito cardiaco (tachicardia) e la comparsa di dispnea possono associarsi, suggerendo al medico la possibile diagnosi di anemia (vedi “Dispnea da sforzo e affaticamento: l’anemia spiegata dallo pneumologo”). - In alcuni pazienti affetti da disturbi d’ansia (ansia libera, ansia sociale, disturbo da attacchi di panico, ecc.), la particolare disregolazione del tono emotivo può condurre a sindromi da iperventilazione, con comparsa di tachicardia e di una moltitudine di sintomi tipici dei problemi respiratori psicogeni (vedi “Disturbi respiratori a base ansiosa e depressiva” – “Bisogno di inspirare lungo o di respirare a fondo profondamente” – “Asma, stress, ansia e depressione: il parere dello pneumologo”).
Non si dimentichi, quindi, di valutare con il medico ogni condizione che comporti la comparsa di una tachicardia non giustificata dall’attività fisica, specie se associata ad un disturbo respiratorio di nuova comparsa.
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