Pollini e faringite: per quanto possa sembrare difficile da credere, non sono solamente i microbi (virus o batteri) a rendersi responsabili di dolore alla gola (faringe), ma può capitare, in certi casi, di dover patire per questo fastidioso sintomo anche solamente per la presenza di un problema allergico.
Partendo dalla premessa che il “mal di gola”, per dirla più scientificamente il dolore faringeo, è nella maggior parte dei casi espressione di infiammazione, è facile comprendere come di esso possano rendersi responsabili tutte quelle situazioni che, infettive o allergiche che siano, infiammando i tessuti del faringe divengono poi causa dello stesso.
Le malattie infettive microbiche che colpiscono il cavo orale e il faringe e che, come accennato prima, riconoscono in virus e batteri i principali responsabili, divengono fonte di infiammazione in modo non dissimile dalle modalità con le quali qualsiasi agente infettivo penetrato nell’organismo provoca infiammazione.
L’”infiammazione”, infatti, dev’essere prima di tutto intesa non tanto quanto un fastidioso momento generatore di sintomi noiosi da cacciare con spray locali o con antiinfiammatori, quanto una fondamentale difesa da tutto ciò che rappresenta un attentato alla salute dei nostri organi e dei nostri tessuti.
Essa è posta a difesa dell’integrità del nostro corpo e compare ogni qual volta un “nemico” cerchi di violare il nostro corpo.
Così vi è infiammazione quando un tessuto biologico viene leso da un’ustione o da una lesione da freddo, oppure da microbi, o da radiazioni ionizzanti.
In tutti questi casi l’infiammazione rappresenta una vera e propria difesa contro l’intruso, che l’organismo umano mette a disposizione per contenere la propagazione dell’insulto ai tessuti vicini, evitandone la diffusione.
L’arrivo delle cellule dell’infiammazione (globuli bianchi, plasmacellule e molto altro) nella zona infiammata, tuttavia, provoca delle alterazioni degli equilibri biochimici locali dei tessuti lesi che, irritando i recettori di dolore periferici (nocicettori), danno luogo al fenomeno doloroso.
Con analoghi meccanismi fisiologici di difesa dal “non self” di cui sopra, anche nel caso delle reazioni allergiche in soggetti atopici (l’atopia è la disposizione innata e geneticamente determinata di un organismo a manifestare malattie allergiche), le alterazioni biologiche e biochimiche locali dei tessuti nei quali il fenomeno allergico si realizza possono divenire causa di dolore, confondendo la diagnosi.
Se è pur vero che la maggior parte delle cause di “faringodinia” (dolore faringeo) è conseguente a infezioni microbiche batteriche o virali, è vero anche, in certi più limitati casi, che la comparsa di un “mal di gola” senza febbre, in assenza di tutti quei sintomi generali quali stanchezza e “ossa rotte” che spesso accompagnano le malattie infettive del cavo orale e delle prime vie aeree, può trovare riscontro in un problema allergico.
Spesso in questi casi il paziente si lamenta di una fastidiosa sensazione di “bruciore” alla gola con dolore a deglutire, non infrequentemente accompagnata dalla comparsa di una tosse (vedi “Tosse persistente dell’adulto e del bambino”) spesso secca e irritativa (vedi “Tosse secca o “tosse senza catarro”: il parere dello pneumologo” – “ Tosse e allergia: il parere dello pneumologo”).
I numerosi tentativi di sedare il sintomo, inoltre, non producono risultato, né con antiinfiammatori locali (spray vari), né con quelli assunti per bocca che solitamente si dimostrano efficaci per contenere il dolore faringeo in caso di infiammazione da evento infettivo.
Risolvere il bruciore/dolore faringeo da causa allergica, vuol dire prima di tutto formulare correttamente una diagnosi che non compete al paziente ma al medico, ancor più allo specialista pneumologo e allergologo.
In molti casi è proprio la comparsa nell’aria di pollini allergenici ai quali il paziente risulta sensibilizzato, a rendersi responsabile della sintomatologia dolorosa faringea (vedi “Pollinosi” – “Malattie allergiche delle vie aeree” – ).
Se in periodi nei quali sono meno frequenti le infezioni microbiche delle prime vie aeree (periodi dell’anno più caldi) è più facile pensare anche ad una causa allergica (vedi “Asma allergico da graminacee: il parere dello pneumologo” – “Asma allergico da parietaria (urticaceae): il parere dello pneumologo”), questo diviene meno ovvio nei periodi dell’anno più freddi nei quali è numericamente sovrabbondante il numero di casi di dolore faringeo da causa microbica rispetto a quello da causa allergica.
Pollini dei periodi freddi, quali quelli
- delle cupressacee (vedi “Asma allergico da cupressacee (cipresso): il parere dello pneumologo”)
- delle betulle e dei noccioli (vedi “Asma e sci”)
possono annunciare, con un senso di bruciore alla gola, l’arrivo di problemi allergici più seri dei quali il paziente soffre (vedi “Asma bronchiale” – “Asma bronchiale: malattia da conoscere” – “Rinite allergica (Febbre da fieno)” – “Asma allergico e luogo di vacanze: i consigli dello pneumologo”).
In alcuni casi in cui non è possibile riferire ai pollini delle piante la persistenza di un fastidioso bruciore faringeo, può invece trovar riscontro un’allergia ad alcuni alimenti che, irritando ed infiammando il faringe con un meccanismo allergico da contatto diretto dell’alimento con il cavo orale e con le pareti faringee, provocano faringodinia.
Attenzione, quindi, a non sottovalutare un sintomo “banale” come un “mal di gola”, non tanto per le conseguenze, in questo caso rese non così drammatiche dall’errata diagnosi, quanto per l’impossibilità di risolvere un problema che, proprio in quanto non correttamente diagnosticato, non può giovarsi di quell’indispensabile corretto orientamento ad una terapia efficace.
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