Dott. Enrico Ballor – Pneumologo Torino
Terapie e Consigli

Cina, Smog e Malattie Respiratorie: il Punto dello Pneumologo

A giudicare da ciò che si legge sui giornali, verrebbe da dire che la Cina è il paese degli…. pneumologi!

Si!

Perché da ciò che si apprende dalle descrizioni del clima di quel Paese, ma soprattutto dalla qualità dell’aria delle città, non è difficile ipotizzare nei prossimi anni un’impennata delle malattie allergiche, specie di quelle respiratorie (vedi “Pollinosi” – “Malattie allergiche delle vie aeree” – “Tosse e allergia: il parere dello pneumologo”), oltre all’incremento vertiginoso dei casi di tumore del polmone (vedi “ Inquinamento urbano e cancro polmonare”) e delle malattie respiratorie croniche, situazione questa che imporrà una sempre maggior richiesta d’intervento da parte di tali specialisti.

Il problema, poi, si rivelerà ancora peggiore per ciò che si riferisce ai bambini e ai molti gravi problemi che lo smog dell’aria produce su di essi (vedi “ Asma del bambino: i 10 consigli dello pneumologo per l’asma in età pediatrica” – “ Bambini, smog a Torino e rischio di malattie: il punto dello pneumologo ”).

Se è vero, infatti, che lo smog urbano è responsabile di favorire e di aggravare le patologie respiratorie, prime fra tutte l’asma bronchiale (vedi “Asma bronchiale: malattia da conoscere”), la bronchite cronica, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), l’ enfisema polmonare, penso che in questo momento non esista sul pianeta un Paese più esposto al rischio respiratorio se non la Cina.

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Mentre in tutto il mondo ci si sta impegnando con sempre maggior profitto al contenimento delle emissioni inquinanti (vedi “ Blocco delle auto Euro 3 ed Euro 4 a Torino per lo smog: il punto dello pneumologo ” – “ Smog e traffico automobilistico urbano: il punto dello pneumologo ”), con inasprimento delle leggi e limitazioni dell’anarchia dei processi produttivi in senso sempre più restrittivo, in Cina invece, per il momento, sembra che le misure adottate non consentano un’efficace riduzione dell’inquinamento dell’aria, al di la della sola percezione dei rischi che il fenomeno comporta sulla popolazione e in modo particolare sulla salute di coloro che abitano nelle gigantesche realtà urbane di quel Paese.

Ho avuto modo di visitare, nel corso di transitori rientri in Italia per far visita a parenti, alcune persone e i propri famigliari che, per motivi di lavoro, erano costrette a soggiornare per periodi prolungati a diretto contatto con le drammatiche realtà inquinate delle metropoli cinesi e in tutti i casi posso confermare il riscontro clinico di una sintomatologia respiratoria caratterizzata prevalentemente da tosse insistente e da dispnea (difficoltà respiratoria) – (vedi “ Tosse secca o “tosse senza catarro”: il parere dello pneumologo” – ” “Ho una tosse strana”: lo pneumologo risponde”).

In ragione del fatto che l’inquinamento urbano legato allo smog causa ormai in Cina circa un milione di morti all’anno (corrisponde ad una media di più di 3000 morti al giorno), sembra ormai appurata l’inutilità delle misure messe in atto per contenere i rischi per la salute umana che vanno dall’uso delle mascherine, alla costante ma inutile misurazione dell’inquinamento in termini di particelle inquinanti presenti nell’aria per unità di volume (particelle di corpuscolato per m3 dal PM10 al PM 0,5), vista poi l’impossibilità pratica di potersi allontanare dalle città ridotte a camere a gas nelle quali, nelle giornate peggiori, si ha difficoltà a vedere a più di cinquanta metri di distanza.

Si tenga conto, inoltre, che al di la di ciò che una mascherina, per filtrante che sia, è in grado di trattenere in termini di particelle dotate di dimensione (corpuscolato), l’enorme quantità di tale componente dello smog è direttamente proporzionale alle sostanze gassose cancerogene e irritanti le vie aeree (ammine aromatiche, ossido d’azoto, ozono, ecc.) che, per definizione, non vengono assolutamente trattenute dalle mascherine.

Cefalea cronica e la costante presenza di nausea sono una parte del prezzo che gli abitanti delle grandi metropoli cinesi, in modo particolare di quelle situate più in prossimità della costa orientale del Paese, devono pagare per l’intensità di un inquinamento che difficilmente ha pari nel mondo.

Ciò è legato soprattutto al fatto che la Cina vede nel carbone una quota pari a ben il 60% del proprio fabbisogno energetico, responsabile da solo di un’immissione nell’atmosfera di una quantità di CO2 (anidride carbonica) che corrisponde a ben il 30% di quella prodotta dall’intero pianeta!

Se nei paesi europei ci si confronta sulla base di un corpuscolato fine (PM2,5) che non deve superare una concentrazione di 25 mcg per metro cubo d’aria, in alcune città cinesi non è infrequente che tale limite venga superato di diverse decine di volte, fino ad arrivare ai livelli, raggiunti in non pochi casi, di 1000 mcg e oltre di tale inquinante.

Conclusione

In attesa di tempi migliori che consentano finalmente di risolvere il problema di uno smog non più tollerabile, non rimane altro, per il momento, ai poveri cinesi che vivono nelle più inquinate realtà del Paese, se non affidarsi alle mascherine, ai sistemi filtranti d’ambiente (vedi “ Asma, allergie respiratorie e filtraggio dell’aria: il parere dello pneumologo”) e, perché no, ai filtri nasali che, se nelle meno inquinate realtà occidentali possono aiutare a ridurre l’inalazione di inquinanti, nella drammaticità dell’aria della Cina appaiono misure quasi prive di reale efficacia (vedi “ Filtri nasali, asma, rinite allergica e spray nasali: alcuni consigli dello pneumologo per l’allergia ”).

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